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Economia

Secondo Linkiesta Fnac si prepara a lasciare l’Italia

Redazione Quotidiano Piemontese

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A metà gennaio erano trapelate le prime informazioni sulle difficoltà dell Fnac e quindi sui rischi dei suoi dipendenti torinesi . Linkiesta ora ha proposto nuovamente la notizia sostenendo che le intenzioni del gruppo francese sono più evidenti: “Secondo quanto rivelano alcune fonti a Linkiesta, nell’ambito del piano varato lo scorso gennaio, il colosso transalpino specializzato nella distribuzione di libri, cd, dvd ed elettronica pare non abbia più intenzione di investire nel Paese. A meno di riuscire a trovare un compratore in questi mesi, l’ipotesi che circola è un addio all’Italia”. La situazione si farebbe decisamente più grave per i lavoratori.

«Non abbiamo in mano ancora niente, a parte il comunicato di gennaio. L’ultima risposta scritta da parte della società alle nostre richieste risale a circa una ventina di giorni fa, in cui si ribadisce che ancora non è stata presa una decisione sul futuro dei lavoratori italiani», dice Daria Banchieri della Filcams-Cgil, che sta seguendo l’evolversi delle trattative. Negli ultimi mesi, Fnac né ha mai smentito le notizie apparse nei mesi scorsi sui quotidiani, che denunciano il rischio chiusura per lo store del Vomero, a Napoli, e a Torino.

Eric Joselzon, direttore delle operazioni di Fnac Italia, spiega a Linkiesta: «Per il momento di chiusura non se ne parla, stiamo studiando tutte le opzioni. Capisco la reazione dei lavoratori dopo il primo comunicato, ma per ora sul tavolo non c’è una soluzione definitiva. E per trovarla abbiamo tempo fino alla fine dell’anno».
Lascia ben poco spazio ai dubbi, invece, la nota diffusa da Ppr – il gruppo presieduto da François-Henri Pinault, che controlla celeberrimi marchi come Bottega Veneta, Yves Saint Laurent e Puma, oltre appunto a Fnac – il 16 gennaio scorso, e riferito alla riclassificazione di alcune poste del bilancio 2010 come attività cessate, «vendute o da vendere»: Redcats e Fnac Italia. «Il comunicato riguarda la norma contabile “Ifrs5”, in base alla quale il gruppo ha deciso di non avere più il controllo al 100%, ma di scendere sotto il 50% di alcune attività tra cui Fnac Italia», osserva ancora Joselzon. A giudicare dai conti 2011 di Ppr, del resto, non c’è da stupirsi: il risultato operativo in un anno è sceso da 191,9 a 102,6 milioni di euro (-46,5%) e il margine operativo lordo da 253,6 a 173,6 milioni di euro (-31,5%), mentre il fatturato è passato da 4,3 a 4,1 miliardi di euro.

Da qui la necessità di un piano di riconfigurare la catena dei negozi, che oltre ai licenziamenti prevede il blocco delle assunzioni, tagli salariali e la rinegoziazione dei canoni di locazione per i 156 negozi sparsi in Francia (80), Spagna (23), Portogallo (17), Italia (8), Belgio (9), Brasile (10) e Svizzera, Paese dove i 4 store saranno gestiti direttamente da Parigi. Nella capitale francese i dipendenti non hanno impiegato mezze misure per far capire il loro dissenso, sequestrando per sette ore Bruno Ferrec, direttore di nove punti vendita, il 31 marzo scorso al termine di un lungo negoziato salariale che coinvolge 150 lavoratori.

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