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Torino: visite nei musei oltre 4 milioni. Cresce il consumo di cultura ma c’è bisogno di investimenti

Redazione Quotidiano Piemontese

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Il dato che colpisce è quello del superamento dei 4 milioni di visite nei musei torinesi in un anno. Positivo e utile, pensando alla crisi. Ma la riflessione inquietante è questa: “Un territorio che non ‘produce’ cultura più di quanta ne ‘conservi’, rinuncia di fatto alla cultura come fattore strategico per il proprio rilancio socio-economico. Torino può diventare la capitale italiana ed europea della produzione creativa: le OGR possono essere il ‘motore’ di questa evoluzione, con una forte attenzione alle nuove tecnologie e all’internazionalizzazione”. Lo ha detto il vice Presidente della Fondazione CRT Anna Chiara Invernizzi, intervenendo alla presentazione della ‘Relazione Annuale 2014-La cultura in Piemonte’, il rapporto dell’Osservatorio Culturale del Piemonte su consumi, risorse economiche e produzione in ambito culturale nella Regione nel 2014.
Il 2014 mostra una cauta ripresa dei consumi culturali in Piemonte: rispetto all’anno precedente si allarga, infatti, la base di partecipazione dei residenti a mostre e musei, ma anche allo spettacolo dal vivo, aumenta seppur leggermente la lettura di libri e quotidiani, specie on line, cresce l’uso di computer e della rete.
Il settore più vitale è quello dei musei e dei beni culturali dell’area metropolitana di Torino, in cui si superano 4 milioni di visite annue e con un incremento del 6% del 2014 sul 2013; la vendita degli abbonamenti oltrepassa la soglia delle 100 mila tessere vendute per un totale di visite effettuate con l’Abbonamento Musei superiore alle 750 mila.
Emerge inoltre un rafforzamento della capacità di attrazione di Torino: crescono in modo costante i flussi turistici, confermando Torino come una tra le mete del turismo culturale europeo preferite.
Passando all’analisi delle risorse economiche, nel 2013 sono stati destinati 246 milioni di euro alla cultura da Stato, Regione, Province, Comuni, Consulte e Fondazioni di origine bancaria, recuperando circa 1,5 milioni di euro rispetto al 2012 e attutendo solo marginalmente il trend negativo che ha caratterizzato gli ultimi anni.
Alcuni segnali di ripresa pur presenti, appaiono comunque flebili. Molte organizzazioni culturali sono in difficoltà finanziarie. In base ai dati di Symbola, nella filiera globale ascritta all’universo culturale, pur restando stabile il valore aggiunto prodotto, si registra una perdita di quasi 1.500 imprese. Ciò significa che a una stabilità della spesa complessiva su questi livelli non corrisponde una stabilità del sistema culturale regionale attuale, ma una sua ulteriore sofferenza e un incremento dei fattori di criticità.
L’analisi dei dati invita, infine, a una riflessione sulla necessità di un cambio di prospettiva che conduca la cultura a uscire dalla marginalità rischia di essere relegata: se le componenti culturali possono essere risorse strategiche per orientare la società della conoscenza, è necessario che escano dal proprio ambito e partecipino alla creazione di un disegno collettivo capace di rimettere al centro la visione culturale e la visione del futuro.

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