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Lavoro

Stop allo sci, il comprensorio della Val Vigezzo ha aperto non rispettando il divieto

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Non si placano le proteste per la decisione del governo di bloccare la riapertura delle piste da sci a 24 ore dall’annunciata apertura. Alle posizioni di Alberto Cirio e degli amministratori locali si sommano le proteste dei gestori degli impianti, che nelle ultime settimane hanno lavorato duramente per organizzare la riapertura, preso prenotazioni, venduto skipass, pagato dipendenti.

Per questo il comprensorio della Val Vigezzo questa mattina ha deciso di aprire ugualmente, non rispettando il divieto. “Fino a che non ci imporranno di fermarci, resteremo aperti. Non vogliamo fare la guerra – spiega l’amministratore delegato del comprensorio – Ma come minimo se annunci la sera prima che tutto il lavoro fatto è stato sprecato, mi aspetto di trovare la mattina dopo, sul conto corrente della società un bonifico che mi permetta almeno di sostenere le spese dei dipendenti. In tutti questi mesi non abbiamo ricevuto un euro di ristori”. Fino ad oggi il comprensorio ha sostenuto soltanto spese. “Una stazione di sci non può essere abbandonato, sono caduti cinque metri di neve ed è stato necessario lavorare, spalare e battere le piste per non rovinarle”

Protesta anche di Pian Munè, a Paesana.

Non contestiamo la scelta. La salute è un diritto da difendere.

Contestiamo i modi.
Contestiamo i tempi.
Contestiamo la mancanza di rispetto.
Contestiamo l’accanimento con la montagna.
Contestiamo la continua battaglia che dobbiamo fare da soli.
Contestiamo l’indifferenza.

Noi questa mattina siamo qui. Perché noi gli impegni siamo abituati a rispettarli e a onorarli.

Abbiamo accettato da subito di affrontare un lungo periodo di rinuncia e sacrificio.
Eravamo disposti a chiudere in pari.
Eravamo disposti a fare di tutto per arrangianciarci da soli e restare a galla.

Lo Stato dovrebbe prendersi cura di noi. Non mollarci così.

Siamo indignati, offesi e arrabbiati.

Qui il lavoro continua. I nostri progetti proseguono e continueranno a crescere.
Questa è la nostra rivoluzione.
Andare avanti nonostante chi dovrebbe prendersi cura di noi ci prende in giro.

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