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Scontro totale tra Marrone e Istituto piemontese per la storia della Resistenza sul manifesto per la Giornata del Ricordo

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E’ ormai scontro aperto tra l’assessore Marrone e l’Istituto piemontese per la storia della Resistenza a proposito del manifesto della Regione per il Giorno del Ricordo 2022. Il manifesto, contestato dalla sinistra e dall’Anpi, è ricavato dalla graphic novel “Anime in transito” che Anonima Fumetti aveva realizzato per l’Istituto piemontese per la storia della Resistenza e il Polo del ‘900.

Tuttavia è lo stesso Istituto piemontese per la storia della Resistenza a precisare che “L’utilizzo della grafica, contenuta nel manifesto, tradisce il significato originario del graphic novel “Anime in transito” realizzata dall’Anonima Fumetti” e che a dicembre “quando fu proposta dall’assessore Marrone una riedizione del graphic novel, fu concordemente respinta dagli enti e dagli autori che l’avevano promossa, contrari all’uso strumentale, ravvisabile nelle nuove pagine introduttive. Tale uso strumentale è purtroppo riconfermato dal manifesto che circola in questi giorni”

In effetti il presidente dell’Istituto Paolo Borgna aveva chiesto alla Regione di sospendere il progetto di ripubblicazione del fumetto perchè la nuova prefazione, scritta proprio da Marrone, ne cambiava “l’orientamento e la collocazione, sottraendola al ruolo che in origine la caratterizzava”, usando “concetti errati, come genocidio e pulizia etnica, propri della polemica politica” e “interessati a riproporre la contrapposizione con gli avversari di un tempo e alleggerire le responsabilità del fascismo italiano, promotore di una guerra sbagliata e perduta”.

Marrone ha annunciato provvedimenti, che si traducono in uno stop ai fondi per l’Istituto piemontese per la storia della Resistenza perchè “non possiamo finanziare realtà che fanno negazionimo sulla natura del genocidio delle foibe”.

Borgna ha a sua volta precisat che “Dire che gli infoibamenti del ’45 non furono pulizia etnica non significa essere negazionisti. Non significa sminuire la gravità di quei fatti. Significa, semplicemente, fare corretto riferimento alle categorie storiografiche. Gli uomini e le donne uccisi e gettati nelle foibe non lo furono in quanto italiani ma essenzialmente per motivi di preventiva epurazione politica; in quanto ritenuti (a torto o a ragione, non importa) collaborazionisti del regime fascista o comunque potenziali nemici nel nuovo ordine che si stava instaurando. Ciò non significa per nulla giustificare quei fatti. Furono crimini di guerra e contro l’umanità. Ma non fatti di pulizia etnica”

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