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Il progressivo abbandono di Torino da parte di Stellantis raccontato dal Post

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Il Post con un dettagliato articolo descrive il progressivo abbandono di Torino da parte di Stellantis

Negli ultimi anni il numero di auto prodotte nello stabilimento FIAT di Mirafiori, a sud di Torino, è diminuito in modo significativo, non vengono fatte assunzioni per sostituire i dipendenti che vanno in pensione, anzi i licenziamenti vengono incentivati con generosi contributi economici. Diverse produzioni sono state spostate all’estero, mentre in altri paesi come la Francia sono stati aperti nuovi stabilimenti e assunti dipendenti.

Nel 2023 Stellantis ha annunciato investimenti per lo stabilimento di Torino, ma secondari e per certi versi marginali rispetto alla produzione e all’assemblaggio di nuovi modelli che verranno invece costruiti all’estero. Torino è la città più esposta al disimpegno di Stellantis, molto temuto dai sindacati che negli ultimi anni hanno messo in guardia gli operai e le istituzioni dalle conseguenze di questo lento declino sull’occupazione e in definitiva sulla città di Torino e sui suoi abitanti.

Lo stabilimento si chiamava AGAP, acronimo di Avvocato Giovanni Agnelli Plant e nelle intenzioni di Marchionne sarebbe diventato il polo del lusso grazie alla produzione della Maserati Quattroporte e della Maserati Ghibli. Nel 2017 dallo stabilimento uscirono 55mila auto, nel 2023 si è arrivati appena a ottomila. I dipendenti sono diminuiti da duemila a mille fino ai sette impiegati nell’ultimo turno di lavoro, alla fine dell’anno.

La chiusura dello stabilimento di Grugliasco è il risultato di una scelta industriale e immobiliare, perché Maserati non è in crisi: nel primo semestre del 2023 sono state vendute 15mila auto, in aumento del 50 per cento rispetto allo stesso periodo del 2022 e con ricavi per 1,3 miliardi di euro. Le auto di lusso sono richieste soprattutto negli Stati Uniti, in Italia, in Cina e in Giappone.

Oltre alla vendita dello stabilimento di Maserati, il disimpegno di Stellantis da Torino sta già causando conseguenze sull’indotto dell’industria automobilistica, cioè sulle piccole e medie imprese che negli ultimi decenni hanno lavorato quasi esclusivamente prima per la FIAT, poi per FCA e infine per Stellantis. All’inizio di novembre è iniziato un presidio permanente dei dipendenti della Lear, una fabbrica che produce sedili per le auto. Nel 2016 ne forniva 71mila all’anno a Stellantis, nell’ultimo anno ne sono stati prodotti solo settemila. 310 operai dei 420 totali rischiano di perdere il posto. All’inizio di dicembre è stata prolungata la cassa integrazione per un anno.

Perfino il vescovo di Torino Roberto Repole ha accusato Stellantis di trascurare Torino. L’emergenza delle piccole e medie imprese torinesi è originata dalla contrazione di Stellantis, che a cascata produce chiusure e ridimensionamenti nell’indotto, ha detto Repole. Con una serie di brevi domande retoriche, Repole ha messo in fila tutti i problemi: «La governance di Stellantis si sta sempre più trasferendo all’estero, ma nel frattempo Torino deve conoscere il suo futuro. Cosa significa la campagna di prepensionamenti? E la chiusura della sede di Grugliasco? O, ancora, la cassa integrazione nelle linee di Mirafiori? Poco inciderà, in termini di occupazione, l’apertura del nuovo hub per il riciclo. Mi rivolgo con fiducia ai responsabili di Stellantis affinché chiariscano i loro progetti: rilancio o ridimensionamento?»

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