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I Thirty Seconds to Mars infiammano l’Inalpi Arena

Qualunque cosa si possa pensare di loro, una cosa è certa, che il divertimento è sempre assicurato

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TORINO – Era il 2014, dieci anni fa giusti, quando il primo ciclone Thirty Seconds to Mars si abbatté su Torino, sul palco l’iconica figura di Jared Leto, un po’ rockstar, un po’ stella del cinema e un po’ tutto.

Accompagnato dal suo inseparabile fratello Shannon Leto alla batteria e percussioni, da sempre con lui nella band, che ha visto alcuni membri entrare ed uscire nei vent’anni di attività, come Solon Bixler alla chitarra, Matt Wachter al basso e Tomo Miličević alla chitarra e tastiere, ora vede sul palco con loro, Stephen Aiello al basso, tastiera e sintetizzatore.

C’è chi ha sempre bollato la band come “finta”, come iniziativa promozionale a corredo della carriera artistica di Jared, ma invece loro sono sempre stati sulla scena, certo con tempi dilatati, infatti, erano cinque anni che la band non tornava in tour sui palchi di mezzo mondo. La band californiana è fresca di un nuovo album, “It’s the end of the world but it’s a beautiful day” e lo fa ovviamente facendosi notare, tanto che Jared leto ha, per l’occasione scalato l’Empire State Building, un’impresa epica per un disco che si preannuncia epico.
Un lavoro lungo sia per l’album che per il nuovo tour, anticipato dai singoli “Stuck” e “Seasons” e subito dopo da “Avalanche” uscito a gennaio, è stato pubblicato con dieci immagini diverse, foto del cielo scattate da Jared personalmente, che ha fotografato la volta celeste ogni giorno del 2022.

Sono passati anni da quel debutto che li vedeva magniloquenti e pomposi, idoli generazionali di una corrente alla quale non hanno mai aderito, quella emo, capaci di dividere ad ogni nuovo lavoro.

Sempre al centro la figura di Jared Leto, eclettico e androgino leader innalzato dai suoi seguaci devoti al culto della sua persona, quasi fosse una sorta di divinità laica incarnante un nuovo verbo musicale.

Difficile calarsi in questa realtà se non si è devoti, resta comunque la longevità della band, la passione per il rock e per le grandi scenografie e per l’impatto visivo e sonoro che questo comporta.

Il concerto è comunque un gran bello show, l’Inalpi Arena piena e al suo massimo, con la produzione di Live Nation Italia. Quasi due ore attraverso la ormai nutrita produzione della band, che parte dal sopra citato nuovo lavoro e pesca a piene mani da album come “A Beautiful Lie”, primo vero lavoro che li ha consacrati al successo (“From Yesterday” what else?) dopo l’album di esordio omonimo del 2002; e poi da “This Is War” con le sue corali hits come “Kings and Queens” e la stessa “This Is War” fino a “Love, Lust, Faith and Dreams” album del 2013, con la ultra famosa “Up in the air” che di fatto apre il concerto.

C’è tutto il loro show, chitarre, suoni sincopati, elettronica a riempire e i cori del pubblico, quelli sono immancabili. Ma soprattutto c’è lui, Jared, sempre al centro della scena, con i suoi look sempre all’avanguardia, un po’ profeta e poi signore del castello.

C’è il momento acustico dove Jared, per una sera novello Thor, canta con tutto il pubblico, e poi si sale tutti sul palco a ballare con lui (fotografi compresi). Ma soprattutto c’è tanta interazione con tutto il pubblico, già evidente dall’ingresso attraverso i fan in estasi. E’ bello poter fare un concerto con chi ama tanto essere al centro della scena e lo condivide con tutti.

Qualunque cosa si possa pensare di loro, una cosa è certa, che il divertimento è sempre assicurato.

Foto e report Paolo Pavan/QP

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