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La mozione in consiglio comunale viene respinta e a Biella Mussolini rimane cittadino onorario

Mussolini figurerà ancora come cittadino onorario di Biella

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BIELLA – Il consiglio comunale di Biella ha respinto la mozione che chiedeva la revoca della cittadinanza onoraria attribuita durante il ventennio a Benito Mussolini.

Respinta con 17 voti contrari espressi da buona parte dei consiglieri di maggioranza, 10 i voti favorevoli. Astenuta la Lega, Forza Italia e i centristi di Gentile compatti con Fratelli d’Italia.

La mozione era stata presentata dopo le oltre 700 firme raccolte in pochi giorni dal comitato M come Matteotti. Il comitato aveva lanciato nel mese di marzo una petizione:

Togliere il nome di Mussolini dalle liste onorarie di Biella significa affermare che la nostra città non può riconoscere tra i suoi cittadini onorari il principale responsabile della dittatura che oppresse l’Italia.

Invitiamo tutti i cittadini, le associazioni e le forze politiche a sostenere queste proposte, per fare in modo che la memoria della nostra storia sia coerente con i principi della Repubblica e con l’identità democratica della nostra comunità.

Biella non può più portare il nome di Mussolini tra i suoi cittadini onorari. Biella deve onorare chi ha lottato per la libertà. Facciamolo insieme, per un futuro fondato sulla verità e sulla giustizia.

Ma, nonostante le firme raccolte, le cose sono andate diversamente e Mussolini figurerà ancora come cittadino onorario di Biella. Queste le parole del comitato M come Matteotti dopo la decisione del consiglio comunale:

723 cittadine e cittadini inascoltate e inascoltati

723 firme raccolte. In pochi giorni. Sono firme di persone di ogni età, orientamento e provenienza. Sono una voce corale, chiara, forte, civile, che chiedeva una cosa semplice: revocare la cittadinanza onoraria di Biella concessa a Benito Mussolini. Un atto simbolico, sì, ma non per questo privo di senso. Anzi: carico di senso storico, morale e istituzionale.

Ieri in Consiglio comunale è stato detto a 723 cittadine e cittadini che “non ha senso”: ma cosa non ha senso? Togliere un’onorificenza a chi ha distrutto la democrazia, abolito i partiti, ammazzato, torturato e incarcerato gli oppositori, censurato la stampa, firmato le leggi razziali, portato l’Italia in guerra e al disastro? Se non ha senso oggi, quando dovrebbe averne?

Ci è stato detto che “i commenti sui social dimostrano che non è un tema importante”. Da quando le reazioni sui social sono diventate il termometro della rilevanza di una questione storica e civile? Da quando il rumore di chi minimizza conta più della voce di chi riflette?

Ci è stato detto che “siamo tutti e tutte antifasciste, ma la mozione è divisiva”. Ma allora cosa vuol dire essere antifascisti, se non si ha il coraggio di compiere nemmeno un gesto simbolico per ribadire quella scelta? È divisivo ricordare ciò che ci dovrebbe unire?

No, la lezione che ci è stata impartita dalla maggioranza che governa Biella è che è più comodo rifugiarsi nell’ambiguità per non scontentare nessuno.

La politica ancella dell’ipocrisia.

In nessuno degli interventi della maggioranza di destra si è tenuto conto di un fatto semplice, ma fondamentale: questa non era una mozione di partito. Era la voce di un comitato di cittadine e cittadini liberi, che si sono organizzati dal basso per portare in consiglio comunale una richiesta limpida, democratica e civile. Ignorare questa voce non è solo una scelta politica: è un errore culturale e istituzionale.

È un insulto e come tale va trattato.

La seconda mozione, quella che chiedeva di conferire la cittadinanza onoraria a Giacomo Matteotti e a Iside Viana, è stata discussa con fretta e con sufficienza, come se non meritasse attenzione, come se fosse solo un fastidio da archiviare in fretta. Eppure non ci sembrava di chiedere nulla di scandaloso: solo di onorare due figure che hanno rappresentato la resistenza alla violenza fascista e la dignità democratica.

Il modo in cui sono state trattate le due mozioni dice molto. Sembra quasi che la maggioranza si sia sentita molto più toccata dal nostro voler togliere la cittadinanza a Mussolini che dal nostro volerla conferire a Matteotti e a Iside Viana.

La verità è che queste mozioni sono state respinte non perché fossero sbagliate, ma perché sono scomode. Perché costringono a prendere posizione. Perché mettono a nudo l’incoerenza di chi a parole si dice antifascista, ma nei fatti preferisce girarsi dall’altra parte. Un tempo questo comportamento era definito “collaborazionismo”.

Noi non ci giriamo dall’altra parte. Non siamo soli.

Siamo 723 firme. 723 storie. 723 persone che credono che la memoria sia una responsabilità, non un fardello. Che la decenza democratica venga prima del calcolo politico. Che l’antifascismo non sia una posa, ma una pratica quotidiana.

Siamo 723 e continueremo a crescere e a farci sentire.

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