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CronacaTorino

Certificati falsi per le giostre: arresti nel Torinese. Coinvolto il comandante della Polizia locale di La Cassa

I quattro avrebbero orchestrato un sistema illecito per la certificazione di attrazioni destinate agli spettacoli viaggianti

Gabriele Farina

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LA CASSA – Certificati di idoneità rilasciati senza i dovuti controlli, giostre attivate senza l’approvazione degli enti preposti, e denaro che scorreva sottobanco in cambio di documenti ufficiali. È questo lo scenario emerso da un’inchiesta condotta dai carabinieri e coordinata dalla Procura di Vercelli, che ha portato all’emissione di quattro misure cautelari nei confronti del comandante della Polizia locale del Comune di La Cassa e di altre tre persone: due intermediari e un ingegnere incaricato della documentazione tecnica.

Secondo gli inquirenti, i quattro avrebbero orchestrato un sistema illecito per la certificazione di attrazioni destinate agli spettacoli viaggianti, aggirando completamente le normative sulla sicurezza. In particolare, il Comune di La Cassa avrebbe emesso codici identificativi per l’attivazione delle giostre senza il parere obbligatorio della Commissione comunale di vigilanza e senza la presenza del comandante provinciale dei vigili del fuoco, figura prevista dalla legge per garantire il corretto svolgimento dei collaudi.

Il risultato? Giostre dichiarate sicure e operative senza essere mai state effettivamente controllate. Un modus operandi che, oltre a configurare reati gravi come la corruzione e il falso in atto pubblico, avrebbe messo seriamente a rischio l’incolumità dei cittadini.

Per il comandante dei vigili e per uno degli intermediari sono scattati gli arresti domiciliari. Gli altri due indagati, l’altro intermediario e l’ingegnere, sono invece sottoposti all’obbligo di dimora. Le indagini hanno preso il via da alcuni accertamenti effettuati dai vigili del fuoco di Vercelli e Torino, insospettiti da alcune anomalie nei documenti e nella procedura di rilascio delle autorizzazioni.

Al centro dell’inchiesta c’è dunque un sistema che, secondo l’accusa, non solo violava le norme, ma monetizzava la falsificazione di certificati di sicurezza, in un settore – quello delle attrazioni per il pubblico – in cui l’attenzione dovrebbe essere massima. Ora, con le misure cautelari già applicate, l’indagine entra nel vivo: l’obiettivo è chiarire l’estensione della rete e verificare se vi siano ulteriori responsabilità o episodi analoghi in altri Comuni.

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