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Il Maciste di Porta Pila: storia del gigante gentile che incantava Torino

La storia di Maurizio Marletta, rigattiere e uomo forzuto che ogni domenica trasformava Porta Palazzo in un’arena popolare

Alessia Serlenga

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TORINO – C’era una volta un uomo che di giorno vendeva bambole e cianfrusaglie, e la domenica diventava un gigante capace di sollevare massi da cento chili con una mano sola. Non è una favola, è la storia vera di Maurizio Marletta, per tutti il Maciste di Porta Pila: il forzuto buono che, negli anni Sessanta e Settanta, trasformava Porta Palazzo in un teatro popolare.

Con la sua barba ispida, i capelli lunghi e ricci, i pantaloni a righe e la maglietta rossa, ricordava il Mangiafuoco di Collodi. Ogni domenica, davanti al mercato del pesce in piazza della Repubblica, si aggirava tra la folla pronunciando frasi misteriose, tracciava una linea a terra per delimitare la scena, sistemava due copertoni a sette metri di distanza e dava vita a un rituale che attirava centinaia di spettatori.

Il suo spettacolo era semplice ma magnetico. Sollevava un enorme lastrone di granito, lo poggiava su un copertone, lo trasportava con due mani fino al secondo e, infine, lo issava in alto con un braccio solo.

Originario di Catania, classe 1935, era arrivato a Torino come tanti meridionali in cerca di lavoro. Ma la catena di montaggio della Fiat non faceva per lui: preferiva vendere oggetti nei mercati.

Il suo carisma arrivò fino al cinema: Ettore Scola lo volle per una parte nel film Trevico-Torino. Poi, negli anni ’90, quando il tempo sembrava averlo cancellato, un regista torinese, Giacomo Ferrante, lo riconobbe per strada. Lo aveva visto da bambino, insieme al padre, e volle ridargli voce con il documentario L’uomo della pietra, presentato nel 1992 al Torino Film Festival.

Maurizio Marletta è scomparso nel 2001. Oggi riposa nel Cimitero Monumentale di Torino, dove una targa lo ricorda come un personaggio storico della città.

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