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Le opposizioni chiedono a Stefano Lo Russo un netto cambiamento dopo le inchieste della magistratura

L’indagine della magistratura torinese sulla Rear che coinvolge Mauro Laus, Mimmo Carretta  Maria Grazia Grippo complica ulteriormente la situazione del sindaco di Torino

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Momento non facile per il sindaco di Torino Stefano Lo Russo che ha visto crollare il suo consenso e che ora deve confrontarsi con l’indagine sulla Rear della magistratura torinese che coinvolge Mauro Laus, Mimmo Carretta  Maria Grazia Grippo, mentre è tutta da chiarire la posizione dell’attuale assessore all’urbanistica Paolo Mazzoleni  coinvolto in diverse indagini giudiziarie a Milano, riguardanti presunti abusi edilizi. 

L’opposizione chiede attraverso il capogruppo del M5S Andrea Russi un cambiamento deciso di nomi e politiche

La chiusura dell’inchiesta sulla cooperativa Rear riporta in primo piano una vicenda che già nel 2023 avevamo sollevato in Aula, chiedendo chiarezza e trasparenza. Invece di aprire un confronto, l’amministrazione aveva scelto il silenzio, evitando ogni discussione pubblica su scelte e rapporti che meritavano di essere chiariti. Di fronte a un’indagine che ha coinvolto direttamente figure istituzionali, sarebbe stato doveroso offrire al Consiglio comunale una comunicazione chiara e tempestiva. Anche solo per rispetto verso l’istituzione stessa e verso i cittadini. Il quadro che emerge da questa vicenda è, sul piano politico, quantomeno desolante. Chiediamo che si faccia piena chiarezza e che il Consiglio venga messo nelle condizioni di conoscere tutti gli aspetti politici e amministrativi. È una questione di responsabilità verso la città.

La promessa di rinnovamento avanzata dalla segretaria del PD, qui a Torino, è rimasta lettera morta: un manifesto scolorito su un muro che cade a pezzi. L’atteggiamento del PD torinese, del suo segretario e del sindaco Lo Russo parla da sé: così com’è, nulla cambierà. Mai. Un sistema che si autoalimenta non ha interesse a riformarsi; preferisce il pilota automatico alla rotta nuova. Oggi noi torinesi apriamo i giornali e leggiamo del caso Laus–Carretta–Grippo. Qualche mese fa è stato il turno del caso Gallo. Nel frattempo, il caso Milano, con riverberi fino a Torino, dove il sindaco ha avuto la “felice” intuizione di nominare assessore uno dei massimi esponenti di un modello di sviluppo che, ne sono certo, non coincide nemmeno con quello proclamato dalla stessa segretaria. E domani? Se non si interviene, sarà solo un’altra pagina della stessa saga.

Sia chiaro: non interessano i risvolti giudiziari. Non è su quel terreno che si vuole scendere. Diversamente da come fece il PD quando governavamo noi questa città — ricordiamo il caso Ream: esposto di Lo Russo, sette anni di processo e, alla fine, assoluzione piena per sindaca e assessore — non c’è alcuna voglia di cavalcare l’onda delle procure. Qui interessa la politica, nuda e cruda. La trama che si ripete, non l’ultimo episodio. E in questa trama cosa emerge? Scambi di favori come figurine, campagne elettorali oliate dalle cooperative, segretari che si avvicendano a colpi dei soliti pacchetti di voti. È sempre la stessa giostra: cambiano i cavalli di legno, ma la musica resta identica.

Il PD torinese, lo certificano i fatti, non le opinioni, non cambia mai. È ancora ostaggio dei suoi kingmaker, dei burattinai che tirano i fili dietro le quinte. E il sindaco Lo Russo tace. Perché tace? Semplice: perché è figlio di questa politica. Cresciuto in questo vivaio, sostenuto da questo sistema alle primarie, alle urne, in consiglio comunale. Come potrebbe rinnegare ciò che lo ha fatto sindaco?

E allora, di fronte al “progetto unitario” proclamato e al mantra “testardamente unitaria” ripetuto in TV, una domanda s’impone: che unità è, se non passa da un atto di rottura? L’unità, se è solo colla, diventa colla di pesce: trasparente, insapore, inutile. A Torino, l’unità deve obbligatoriamente transitare dal cambiamento. Non si può far finta di niente, non si può ignorare ciò che fino a ieri tutti sapevano e nessuno diceva. C’è un varco nel muro: si apre per un istante. O lo si attraversa adesso, oppure si resta al di qua, insieme a tutto il resto. Le parole “rinnovamento” e “unità” possono stare nella stessa frase senza sembrare uno slogan pubblicitario. Qualcuno, però, deve dimostrarlo.

Mauro Laus ha commentato laconicamente le accuse della magistratura

Ho scelto il silenzio per rispetto delle istituzioni e continuerò a muovermi con la stessa sobrietà anche ora che sarà possibile chiarire ogni aspetto nelle sedi opportune.
Affronto questa fase con serenità, consapevole di aver sempre agito nel rispetto delle regole. Non cerco alibi né indulgenze, ma confido che i fatti, una volta emersi con completezza, sapranno raccontare la realtà meglio di ogni congettura. C’è sempre un dopo che, prima o poi, ci spiega il prima.

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