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Altri tre casi di febbre del Nilo in Piemonte, a Novara e a Biella

Sono già173 le infezioni in questo 2025 in Italia, ma i dati non devono allarmare nella misura in cui sono in continuità con gli anni scorsi

Marco Lovisolo

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Febbre West Nile

NOVARA – Due casi di febbre West Nile a Novara e uno a Biella. Due persone, entrambe molto anziane, residenti a Novara ma in aree completamente diverse, sono state colpite dal virus. Si tratta del secondo e terzo caso nel giro di pochi giorni nella città: il primo risale a una decina di giorni fa, quando un 85enne aveva contratto la patologia ed era stato ricoverato in ospedale, per essere dimesso poco tempo dopo.

«Entrambe le persone colpite hanno sviluppato la sintomatologia e hanno anche situazioni concomitanti non propriamente felici; si tratta di infezioni molto più frequenti rispetto a quelle che arrivano a diagnosi, quando le condizioni sono più precarie si manifestano di più», spiega Edoardo Moia, direttore del Dipartimento prevenzione dell’Asl Novara, in riferimento ai due casi più recenti. A Novara e in provincia negli ultimi anni sei persone che avevano contratto il virus sono morte. L’ultimo caso risale allo scorso marzo, quando perse la vita un uomo di 75 anni residente a Vespolate, nella bassa Novarese.

Un caso a Biella

Anche una 72enne residente in provincia di Biella è stata colpita dal virus; aveva altre patologie concomitanti. La donna, spiegano dall’azienda sanitaria locale, «pur nel suo quadro generale di fragilità e di necessità di assistenza, sta lentamente migliorando rispetto all’arrivo in ospedale e risponde ai trattamenti antivirali e di supporto erogati».

La situazione in Italia

Secondo l’ultimo bollettino pubblicato il 7 agosto dall’Istituto superiore di sanità, nell’ultima settimana sono stati segnalati 84 nuovi casi, arrivando così a 173 infezioni totali registrate dall’inizio del 2025. In salita anche i decessi: quelli notificati alla piattaforma dell’Iss sono 11 (1 in Piemonte, 4 nel Lazio, 6 in Campania), mentre sui più recenti è attesa la conferma. Con i nuovi decessi sarebbero in Italia 16 le vittime, con le 7 in Campania, una in Piemonte, la settima vittima nel Lazio e una in Calabria, la prima, un uomo di 80 anni originario di Riace. Ma la situazione epidemiologia della stagione in corso non è più grave di quella degli anni passati, ha tenuto a evidenziare il Ministro della Salute Orazio Schillaci nell’informativa in Commissione al Senato del 5 agosto. Nel 2024, al 31 luglio, erano stati segnalati 28 casi di infezione, con 2 decessi, saliti poi nel novembre 2024 a 484, con 36 decessi.

L’infezione non arriva dalle zanzare tigre

Si tratta di una malattia infettiva trasmessa dalle zanzare, in particolare del genere Culex pipiens, che colpisce soprattutto gli uccelli selvatici. Le zanzare si infettano pungendo gli uccelli e a volte trasmettono il virus anche a ospiti accidentali come il cavallo e l’uomo. La zanzara che trasmette il virus West Nile non è la zanzara tigre – come da credenza diffusa – bensì la nostra zanzara comune notturna, che punge dal tramonto all’alba. Altre possibili vie di trasmissione comprendono la trasfusione di sangue e il trapianto di organi da donatori infetti e ancor più raramente sono state segnalate infezioni congenite trasmesse dalla madre al feto attraverso il latte umano.

La maggior parte delle persone infette non mostra alcun sintomo. Fra i casi sintomatici, circa il 20% presenta disturbi leggeri come febbre, mal di testa, nausea, vomito, linfonodi ingrossati, sfoghi cutanei.

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