SocietàTorino
Anche il Coordinamento Torino per Gaza aderirà allo sciopero generale di venerdì 28 novembre
Giornata difficile venerdì 28 novembre
TORINO – Venerdì 28 novembre 2025 si prospetta una giornata difficile per pendolari, studenti, famiglie e utenti dei servizi pubblici. Trasporti, scuola, sanità e diversi settori pubblici e privati incroceranno le braccia per protestare contro la Manovra 2026. A proclamarlo sono le sigle sindacali Cub, Usb, Sgb, Cobas e Usi-Cit, che denunciano tagli a scuola, sanità e trasporti, oltre alla mancata risposta sul fronte dei salari, del precariato e alla crescita delle spese militari.
A tal proposito il Coordinamento Torino per Gaza fa sapere, tramite una nota, che aderirà allo sciopero contro la manovra finanziaria di guerra, “per dare spazio a tutta quella componente sociale che ha aderito ai precedenti imponenti scioperi di settembre e di ottobre. A chi, nel mobilitarsi per la Palestina, ha riscoperto la possibilità di organizzarsi dal basso, di contare qualcosa a fronte di condizioni di vita e di libertà sempre più nefaste.
Abbiamo calpestato le strade delle nostre città e intorno a noi abbiamo avuto milioni di persone, unite dalla voglia di BLOCCARE un sistema che non ha più senso sostenere e il 28 novembre continueremo in questa direzione perché abbiamo solamente aperto un varco che adesso dobbiamo percorrere.
Vogliamo ridare corpo a quella spinta sociale che abbiamo visto attivarsi nei precedenti scioperi, una spinta che crediamo dettata dal bisogno impellente di cambiare lo stato delle cose, ormai insopportabile ai più.
Vogliamo che si renda chiaro a chiunque il nesso che c’è tra il mobilitarsi per la Palestina e per ciò che riguarda i problemi materiali che si vivono nel nostro Paese: per supportare il genocidio e partecipare a alla guerra totale che stanno scatenando ci vogliono somme inimmaginabili di denaro che necessariamente vengono sottratti da ciò che servirebbe per i servizi, le scuole, gli ospedali, le università e tutte quelle misure necessarie a sostenere l’aggravarsi della crisi economica.
Riteniamo essenziale continuare a contrapporci all’azienda bellica che continua ad essere l’unico orizzonte d’investimento di questo governo a scapito di misure mirate al miglioramento delle condizioni di vita delle persone.
Vogliamo anche mostrare tutta la nostra fratellanza anche ad Anan, Alì e Mansur, prigionieri palestinese ingiustamente reclusi in Italia a causa della loro lotta costante per la liberazione dal colonialismo sionista.
Continuiamo a bloccare tutto, per la Palestina e per noi!”.
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