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CronacaTorino

Minaccia medico con un coltello dopo la morte del compagno: condannata a nove mesi a Torino

La procura aveva chiesto 7 anni per tentato omicidio ma il giudice ha riformulato l’accusa in minacce

Gabriele Farina

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TORINO – È stata condannata a nove mesi di reclusione per minaccia aggravata la donna di 42 anni che, il 26 aprile scorso, si era presentata all’ospedale di Chieri armata di coltello poche ore dopo la morte del suo compagno. Inizialmente imputata per tentato omicidio, la donna è stata assolta da questa accusa dal tribunale di Torino, che ha riqualificato il fatto come minaccia.

La richiesta della procura: sette anni

Secondo l’accusa, la donna – con problemi legati all’abuso di alcol – aveva rivolto frasi minacciose ai medici del reparto di terapia intensiva dopo aver appreso del decesso del compagno, con cui aveva condiviso vent’anni di vita. I sanitari hanno riferito in aula che l’uomo, consumatore assiduo di stupefacenti, era arrivato in condizioni ormai gravissime per una epicardite cronica e in passato aveva rifiutato più volte il ricovero.

Una testimone ha dichiarato di aver visto la donna in strada mentre agitava un coltello e urlava: «Io lo ammazzo». La procura, ritenendo che la donna avesse compiuto atti idonei a portare a termine un omicidio, aveva chiesto una condanna a sette anni.

Il giudice: minaccia aggravata, non tentato omicidio

La donna, difesa dall’avvocato Domenico Peila, era stata fermata quando si trovava ormai a una decina di metri dal reparto. In aula il pubblico ministero ha sostenuto che, nonostante la disperazione, il suo atteggiamento fosse «lucido» e che fosse tornata a casa per recuperare il coltello: «Se tutto fosse andato come previsto il reato sarebbe stato portato a termine», ha dichiarato.

Il tribunale, però, ha sposato la linea difensiva. Peila ha parlato di «perdita di controllo» dovuta all’ubriachezza: «Non ricordava nemmeno da quale bar fosse uscita. Ha detto che dopo la morte del compagno per lei era finito tutto». Secondo la difesa, non vi erano prove che intendesse aggredire i medici e non si poteva nemmeno escludere un gesto autolesionistico.

La sentenza

Alla luce degli elementi emersi, i giudici hanno escluso l’ipotesi di tentato omicidio e condannato la donna a nove mesi per minaccia aggravata. Una pena ben lontana dai sette anni richiesti dalla procura, motivata dalla “tragicità della situazione” ma ritenuta non supportata da prove sufficienti.

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