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Perché Cirio elogia i Krumiri: simbolo del Piemonte che racconta la cucina italiana
Il famoso biscotto le cui radici affondano nella storia dell’Unità d’Italia.

CASALE MONFERRATO – Nell’intento di rendere omaggio ai sapori della terra piemontese, a pochi giorni dalla Certificazione UNESCO, il presidente della Regione Alberto Cirio si è recato alla sede di ‘Krumiri Rossi’.
Una scelta tutt’altro che casuale, la sua. In quei biscotti dalla forma inconfondibile si mescolano infatti storia e identità territoriale, tradizione artigianale e continuità culturale, gli stessi valori che l’UNESCO ha inteso tutelare.
Cirio ha definito la fabbrica casalese “un luogo che ha una sua sacralità nel nostro Piemonte”, riconoscendo nei Krumiri un pezzo di memoria collettiva capace di raccontare l’Italia attraverso un gesto semplice come quello di impastare farina, uova e burro.
Un biscotto che nasce con l’Italia unita
La leggenda vuole che i Krumiri siano nati quasi per gioco. In una notte di fine Ottocento, il pasticcere Domenico Rossi sperimentò una nuova ricetta nel suo laboratorio dopo una serata trascorsa al caffè con gli amici. Al di là del racconto romantico che vuol rendere tutto più fiabesco e surreale, una certezza storica c’è: nel 1878, anno della morte di Vittorio Emanuele II, i Krumiri erano già una realtà affermata dell’arte pasticcera italiana.
Secondo la tradizione, la loro caratteristica forma ricurva sarebbe stata ispirata ai baffi del primo Re d’Italia, un omaggio che lega il biscotto al periodo risorgimentale e alla nascita dello Stato unitario. Non a caso, Casale Monferrato conserva ancora oggi il documento ufficiale del 4 dicembre 1890, firmato dall’allora sindaco, che certifica Domenico Rossi come unico inventore dei Krumiri.
Una lavorazione artigianale rimasta intatta dal 1878
Ciò che rende i Krumiri un simbolo autentico della cucina italiana è la loro fedeltà assoluta alla ricetta originale. Ancora oggi vengono prodotti rigorosamente a mano, con una lavorazione semplice solo in apparenza. Le uova fresche vengono rotte manualmente per preservare l’integrità del tuorlo, poi unite a farina di grano tenero, burro, zucchero e vanillina pura. Nessuna acqua: sono solo uova e burro a dare morbidezza e profumo all’impasto.
Dopo la lavorazione, la pasta riposa per un giorno intero al fresco. Un tempo di attesa che è parte integrante del processo, perché – come nella migliore tradizione artigianale – ciò che è speciale richiede pazienza. È questa continuità, mai interrotta dal 1878, che trasforma un biscotto in patrimonio culturale.
Dai laboratori di Casale al mondo
Oggi i Krumiri sono conosciuti e apprezzati ben oltre i confini piemontesi e italiani. La loro diffusione internazionale contribuisce a promuovere il Piemonte come terra di eccellenze gastronomiche, dove la qualità nasce dal rispetto delle origini. È anche per questo che la visita di Cirio assume un valore simbolico: celebrare un prodotto che, senza mai snaturarsi, è diventato ambasciatore del territorio nel mondo.
In un momento storico in cui l’Italia rivendica il valore della propria cucina come patrimonio dell’umanità, i Krumiri raccontano meglio di molte parole cosa significhi tradizione: continuità viva, capace di attraversare i secoli restando fedele a se stessa.
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