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Saitta difende l’autoriforma delle province piemontesi con numeri e faldoni

Redazione Quotidiano Piemontese

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Si è presentato con una sfilata di faldoni per misurare a vista il lavoro fatto. Antonio Saitta alla conferenza stampa di fine anno della Provincia di Torino ha snocciolato i numeri dell’azione svolta: 1390 Delibere della Giunta Provinciale, 65 Delibere del Consiglio Provinciale, un Bilancio di 564.719.341 Euro (, con spese correnti per 454.271.382 Euro e in conto capitale per 86.636.959 Euro. Si tratta dell’attività svolta per il territorio e per i cittadini: dalla viabilità all’edilizia scolastica, dai Centri per l’Impiego alla formazione professionale, dall’agricoltura alla tutela della flora e della fauna, dall’esame dei Piani Regolatori Comunali alle autorizzazioni in materia di ambiente, acqua e rifiuti.

Per Saitta: “Ognuno di questi faldoni sintetizza un problema, locale o di area vasta, una storia particolare, un servizio fornito dalla Provincia a comunità locali piccole e grandi. Oggi che è in discussione l’abolizione delle Province, siamo qui a riaffermare che abbiamo la presunzione di rappresentare un buon modello di gestione della cosa pubblica e di erogazione di servizi. Abbiamo investito negli anni scorsi ingenti risorse per i grandi eventi come le Olimpiadi e le celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia, ma lo abbiamo sempre fatto con oculatezza, sapendo di dover gestire risorse che sono di tutti e che devono produrre un effetto benefico sull’economia locale. Non a caso, in pochi anni abbiamo ridotto le consulenze da una cifra che superava il milione di Euro a 107.000 Euro. Non a caso i nostri investimenti, immettendo liquidità nel sistema delle imprese, hanno un effetto moltiplicatore di 2,8: ciè ogni Euro investito, produce un giro d’affari di quasi tre volte”.

“La proposta di autoriforma presentata dalle Province piemontesi non è un’iniziativa di autodifesa da parte degli amministratori. Siamo convinti che solo Province che abbiano dimensioni, popolazione e struttura amministrativa adeguata possono garantire i servizi ed una programmazione di area vasta ai rispettivi territori. A questo deve però accompagnarsi una riduzione e riorganizzazione degli uffici periferici dello Stato, per risparmiare risorse ed evitare duplicazioni. Quello che è già stato definito il ‘Modello Piemonte’ ha suscitato interesse a livello nazionale ed alcuni parlamentari piemontesi si sono impegnati a proporlo in sede di discussione del nuovo Codice delle Autonomie”.

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