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Rivoli: Coldiretti non vuole che si installino pannelli fotovoltaici vicino alla ferrovia e definisce il fotovoltaico “un flagello”

L’idea di Ferrovie Urbane è quella di produrre energia da fonti rinnovabili e trasferirla alla vicina rete ferroviaria che passa da Bruere

Sandro Marotta

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RIVOLI – C’è un progetto (non ancora effettivo) di Ferrovie Urbane che vorrebbe installare dei pannelli fotovoltaici nell’area di Bruere, vicino a Rivoli. Coldiretti ha detto che è contraria perché andrebbe a svantaggio dell’agricoltura e dell’allevamento.

Sull’inquinamento dell’industria agroalimentare piemontese, Quotidiano Piemontese aveva scritto un articolo riprendendo una dichiarazione fuorviante proprio di Coldiretti sugli allevamenti intensivi.

L’idea

La prima cosa da dire è che il progetto di Brera non è ancora stato approvato. Infatti non si trova nell’elenco degli interventi e nemmeno nelle città che sono destinatarie dei fondi europei per i nuovi impianti fotovoltaici. L’idea di Ferrovie Urbane è installare dei pannelli fotovoltaici per produrre l’energia necessaria a trazionare i treni e rendere il trasporto ferroviario meno inquinante.

“Già oggi – ha spiegato qui Luigi Ferraris, amministrazione delegato di Ferrovie dello stato – produciamo energia con impianti sui tetti delle nostre officine, ma ora abbiamo individuato circa 30 milioni di metri quadrati di spazi disponibili non utilizzati dalla rete ferroviaria o da Anas, aree che sono vicine alla rete di trasmissione e che quindi possono essere facilmente utilizzate per installare impianti di energia rinnovabile, prevalentemente fotovoltaico”.

La risposta di Coldiretti

Coldiretti definisce la proposta di produzione di energia sostenibile una “piaga” e un “flagello”. “La piaga dell’incetta di terreni – spiega l’associazione in una nota – per i campi fotovoltaici colpisce l’agricoltura proprio perché aumenta a dismisura il valore dei terreni agricoli: i proprietari sono allettati dalle offerte di acquisto e vendono la terra, lasciando i contadini affittuari (magari da generazioni) senza campi per continuare a produrre secondo le proprie programmazioni aziendali”.

E poi continua: “sono decine le società che girano per cascine per chiedere agli agricoltori di vendere i terreni oppure di agenti immobiliari che operano per conto di fondi che investono nel settore energetico. Ormai è un vero flagello”.

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