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Economia

Riparte l’ipotesi di una fusione fra Stellantis e Renault

Di un possibile accordo fra FCA e Renault si era discusso nel 2019, ma non se ne fece nulla

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TORINO – Dagospia rilancia con un dettagliato articolo l’ipotesi si una fusione fra Stellantis e Renault.

Di un possibile accordo fra FCA e Renault si era discusso nel 2019, ma non se ne fece nulla e la proprietà di FCA scelse poi la fusione con PSA. Ora i tempi sembrano di nuovo maturi per creare un super gruppo europeo dell’automotive con guida forte francese.

In questo modo gli eredi Agnelli potrebbero lasciare definitivamente l’Italia dove continuano ad avere problemi con fisco e giustizia, cedere GEDI con Stampa e Repubblica che non gli servirebbero più per esercitare pressione su opinione pubblica e politica.

Scrive Dagospia
Macron ha una pazza idea: la fusione tra Stellantis e Renault. L’operazione è più di una suggestione. Se n’era parlato già più volte. A inizio anno, come riportava il “Corriere della Sera”, ma anche cinque anni fa. Era il 2019 quando, prima dell’operazione Fiat-Psa, la casa torinese stava per chiudere l’accordo con il primo gruppo francese. Poi tutto saltò improvvisamente, principalmente per l’opposizione del governo di Parigi e dei giapponesi di Nissan (con cui Renault ha una partnership di lunghissima data). A quel punto Yaki tirò fuori dal cassetto il piano B e si rivolse a Carlos Tavares, ad di Peugeot, ora al timone di Stellantis. È proprio intorno alla successione del manager portoghese che ruota l’operazione pensata sull’asse Eliseo-Lingotto.

A soffrire è soprattutto la Germania: Volkswagen sta chiudendo impianti a rotta di collo, Mercedes sta liquidando la controllata cinese. Ma anche Italia e Francia non se la passano affatto bene. Per questo a Macron s’è (ri)accesa la lampadina: a portare a termine l’operazione potrebbe essere un “marchionniano” doc: l’italiano Luca De Meo, attualmente ad di Renault, ex manager Fiat negli anni d’oro del manager italo-canadese.
Di sicuro, il dossier mette d’accordo gli azionisti, soprattutto John Elkann, sfinito dalle rotture di cojoni dei sindacati, delle trattative con Adolfo Urso, eccetera. Meglio vendere, o incassare i lauti dividendi che garantirà la futura quota azionaria del maxi-gruppo, lasciando ad altri la grana di gestire l’azienda.

Una svolta che lascerebbe le mani libere agli Agnelli anche sull’editoria: se quel poco che resta dell’industria automobilistica italiana passa davvero e definitivamente in mano ai francesi, che ci fa John con “Repubblica” e “Stampa”? Perché continuare a litigare inutilmente con quei vecchi arnesi del cdr di Largo Fochetti?

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