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CronacaLavoroTorino

Italdesign: il presidio a Moncalieri e il rinvio della vendita dell’azienda

Più di 300 lavoratori Italdesign partecipano al presidio davanti alla sede di Moncalieri, rinviata la vendita da parte di Volkswagen.

Chiara Scerba

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MONCALIERI – Si è svolto questa mattina il presidio che ha raccolto più di 300 lavoratori Italdesign davanti alla sede di Moncalieri, in concomitanza con il consiglio di sorveglianza di Volkswagen. Proprio durante la mobilitazione è arrivata la notizia: il gruppo tedesco ha rinviato la decisione sulla possibile vendita di Italdesign.

A comunicarlo è Gianni Mannori, della Federazione Operai e Impiegati Metallurgici (Fiom Torino), che spiega come la presenza di una delegazione di dipendenti Lamborghini e Ducati abbia avuto un peso non indifferente nella scelta del rinvio. Anche loro temono che il caso Italdesign possa diventare un precedente per future strategie che coinvolgano altri marchi del gruppo fuori dalla Germania. Una posizione che, secondo quanto afferma Mannori, avrebbe suscitato irritazione in Volkswagen.

La decisione sulla cessione non è quindi arrivata oggi e sarà necessario un nuovo confronto. È probabile che questo passo avvenga direttamente dalla sede centrale di Volkswagen, a Wolfsburg, ma al momento non c’è ancora un calendario ufficiale.

Presidio molto partecipato

La mobilitazione è stata ampia: circa 400 persone presenti in azienda e 300 lavoratori, solo della sede di Moncalieri. Una partecipazione che, secondo Mannori, rappresenta la volontà dei dipendenti di far arrivare a Volkswagen le proprie preoccupazioni.

«C’è una reale paura per il futuro e anche la sensazione di una scarsa considerazione nei confronti di un’azienda che ha sempre fatto utili e contribuito al benessere del gruppo», afferma il sindacalista.

Presenze istituzionali

Al presidio hanno partecipato anche le consigliere regionali Monica Canalis (Pd), Valentina Cera (Avs) e Laura Pompeo, il sindaco di Moncalieri Paolo Montagna, e i parlamentari Marco Grimaldi e Chiara Appendino.

Mannori sottolinea invece l’assenza del governo regionale e nazionale: «In questa vicenda i grandi assenti sono stati proprio loro».

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