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Torino, Extinction Rebellion cala uno striscione a Porta Susa: “COP2025: 1.5°C di ritardo”

Protesta simbolica durante la COP30 di Belém: “È già troppo tardi per le favole del governo”

Gabriele Farina

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TORINO – Questa mattina il tetto della stazione di Porta Susa si è trasformato in un palcoscenico per l’ultima azione dimostrativa di Extinction Rebellion. Alcuni attivisti, imbragati e muniti di caschetti, hanno scalato la copertura in vetro per calare sulla facciata un grande striscione con la scritta: “COP2025: 1.5°C DI RITARDO”.

Sul marciapiede, intanto, decine di persone si sono radunate per un presidio informativo rivolto ai passanti. A catturare l’attenzione c’era anche una figura surreale: una persona travestita da Bianconiglio, che continuava a ripetere “È tardi”, guardando nervosamente un orologio da taschino. Un gesto ironico per ribadire, a modo loro, che sul clima il tempo utile è già scaduto.

Il messaggio: mentre la COP30 discute, il mondo si scalda oltre i limiti

La protesta arriva proprio nei giorni in cui a Belém, capitale dell’Amazzonia, si sta svolgendo la COP30, il vertice annuale sul clima. Qui le delegazioni governative hanno presentato gli ultimi impegni per contenere il riscaldamento globale entro la soglia critica di 1,5°C.

Un obiettivo che però, ricordano gli attivisti, sembra sempre più fuori portata: secondo le stime, i piani attuali proietterebbero il pianeta verso +2,6°C, con conseguenze definite “catastrofiche” dalla comunità scientifica.

“La temperatura media dell’ultimo anno ha raggiunto 1,55°C: è il fallimento totale delle politiche climatiche”, sostiene Ivan di Extinction Rebellion. L’attivista punta il dito contro quella che definisce la “trasformazione delle conferenze internazionali in fiere del fossile”, ricordando la presenza record di 1.600 lobbisti dell’industria oil & gas alla COP30: più di qualsiasi delegazione nazionale, tranne quella brasiliana.

Italia assente: “Disimpegno ideologico”

Nel mirino dell’organizzazione c’è anche l’Italia. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni non partecipa al vertice di Belém, una scelta che secondo gli attivisti “riflette un disimpegno crescente nelle politiche di decarbonizzazione”.

Ivan elenca una serie di scelte che ritiene contrarie alle indicazioni scientifiche: lo stop ai progressi su diversi dossier europei — dalle emissioni al 2040 agli standard per le auto elettriche — e, soprattutto, le 34 nuove licenze per la ricerca di petrolio e gas approvate nel 2025.

L’allarme di Guterres e i dati sugli impatti: migliaia di morti

La drammaticità della situazione climatica è stata confermata anche dalle recenti parole del segretario generale dell’ONU, Antonio Guterres, che pochi giorni fa ha dichiarato che il superamento degli 1,5°C “è ormai inevitabile”.

Secondo i dati citati dal movimento:

16.500 persone sono morte in Europa nel 2025 per ondate di calore;

oltre 400 vittime sono state causate dagli incendi di Los Angeles a gennaio;

più di 200 persone sono morte durante l’alluvione che ha colpito Valencia nell’ottobre 2024;

Jamaica e Cuba sono state devastate dal tornado Melissa solo pochi giorni fa.

Il caso Piemonte: “Milioni per l’innevamento mentre la neve scompare”

Extinction Rebellion critica anche le politiche locali. Secondo Irene, attivista del movimento, la Regione Piemonte continua a investire in “settori altamente energivori e impattanti”, come grandi opere o impianti sciistici.

Per il 2025, la Regione ha stanziato 70 milioni di euro per potenziare i sistemi di innevamento artificiale. Un investimento ingente in un contesto in cui:

i cannoni sparaneve richiedono grandi quantità di energia e acqua, presa da 23 bacini artificiali dedicati;

in Piemonte ci sono 76 impianti sciistici dismessi, posti a quote troppo basse per garantire neve naturale.

“Siamo già in emergenza: non c’è più tempo”

La conclusione della protesta è affidata alle parole di Elsa, un’altra attivista presente alla manifestazione:

“Gli impatti della crisi sono sempre più intensi e chi governa ci sta conducendo al collasso. È emergenza: non c’è più tempo per le favole del governo. Il momento è adesso, è già tardi.”

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