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CronacaTorino

L’arresto dell’imam di Torino Mohamed Shahin diventa caso nazionale: la rete cristiano-islamica scrive a Mattarella per il rilascio

La lettera è firmata, tra gli altri, dal Presidente della Commissione CEI per l’ecumenismo e il dialogo

Gabriele Farina

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TORINO – La vicenda dell’arresto dell’imam della moschea Omar Ibn al-Khattab di via Saluzzo a Torino sta assumendo rilevanza nazionale e ha raggiunto persino la Presidenza della Repubblica. La rete del dialogo cristiano-islamico torinese ha infatti inviato un comunicato direttamente al presidente Sergio Mattarella per denunciare quanto accaduto.

La vicenda

Mohamed Shahin è stato raggiunto da un decreto di espulsione firmato dal ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, dopo l’intervento dell’onorevole Augusta Montaruli, vice capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera. La politica aveva invocato l’espulsione in seguito alle dichiarazioni di Shahin, che in piazza a Torino il 7 ottobre 2023 aveva definito quanto accaduto quel giorno «non una violenza ma una reazione ad anni di oppressione». La frase, poi rettificata dall’imam, gli è comunque costata il decreto di espulsione «per motivi di sicurezza dello Stato e di prevenzione del terrorismo».

Shahin, oppositore del regime di Al-Sisi in Egitto, aveva richiesto protezione internazionale. Secondo gli esperti, un suo ritorno in patria potrebbe metterlo in pericolo di vita. L’imam è incensurato, non ha precedenti penali e risulta solo una denuncia a suo carico — insieme ad altre persone — relativa a un blocco stradale durante una manifestazione pro-palestinese.

Le proteste

La notizia dell’arresto, avvenuto presso il Centro di Permanenza per i Rimpatri (Cpr) di Caltanissetta, ha suscitato reazioni immediate a Torino. Martedì 25 novembre molte persone sono scese in strada per manifestare la loro solidarietà. Tra i presenti, anche i rappresentanti della locale chiesa valdese, storicamente vicina alla moschea e impegnata in progetti di dialogo interreligioso. Proprio un mese fa, la comunità valdese aveva firmato insieme a quella ebraica e alla Chiesa cattolica un comunicato congiunto: «Crediamo che l’esempio della convivenza che da anni caratterizza la presenza delle nostre comunità in questo quartiere possa essere una buona pratica anche per altre realtà e rimaniamo disponibili all’incontro e alla collaborazione di altre persone e comunità che vogliano affiancarci in questo cammino di pace e solidarietà».

Il testo della lettera inviata al Presidente Mattarella e al Ministro Piantedosi

Egregio Signor Presidente della Repubblica, Egregio Signor Ministro,

Abbiamo appreso con stupore e preoccupazione questa mattina dell’arresto del sig. Mohamed Shahin, imam della Moschea Omar Ibn al-Khattab di via Saluzzo, arrestato e tradotto al CPR di Caltanissetta per via di un decreto di espulsione comminato nei suoi confronti. Il provvedimento sarebbe stato eseguito in seguito ad alcune dichiarazioni pubbliche del sig. Shahin sul 7 Ottobre – dichiarazioni che l’imam aveva già rettificato e cui aveva fatto seguito un comunicato congiunto di solidarietà sottoscritto da membri delle diverse comunità religiose cittadine.

Come evidenziato anche dalla locale sede dell’ANPI, l’eventuale espulsione del sig. Shahin – in Italia da oltre vent’anni, lavoratore incensurato, riferimento per la sua comunità ed interlocutore del dialogo inter-religioso e con le istituzioni – metterebbe a rischio non solo anni di proficua convivenza pacifica, per via di un provvedimento di tale gravità, ma anche la lunga e comune progettualità civile cui l’imam partecipava in prima persona, e con lui la sua comunità di fedeli, tanto nel quartiere di San Salvario quanto nella città di Torino. A cagione delle posizioni politiche del sig. Shahin, in opposizione al governo egiziano, una sua espulsione costituirebbe altresì una minaccia per la sua incolumità ed il rispetto dei suoi diritti civili.

Come la maggior parte dei centri culturali islamici della Città di Torino, la moschea di via Saluzzo è sempre stata aperta e collaborativa, ospitando iniziative che hanno coinvolto tutte le comunità, laiche e religiose, testimoniando concretamente e giorno dopo giorno l’impegno sincero della sua direzione, dell’imam e di tutti i fedeli nel senso del rispetto delle leggi, della pace e della cooperazione civile e inter- culturale. Auspichiamo perciò che il sig. Shahin possa essere rilasciato, che gli possa essere concesso di riprendere la sua permanenza in Italia e così la sua opera di dialogo e di solidarietà.

FIRME DELLA RETE DEL DIALOGO CRISTIANO ISLAMICO DI TORINO

Derio Olivero, vescovo di Pinerolo, Presidente della Commissione CEI per l’ecumenismo e il dialogo
Don Andrea Pacini – Commissione Diocesana Ecumenismo e Dialogo Interreligioso
Enrico Peyretti – Saggista
Erica Sfredda – Predicatrice valdese
Federica Invrea – componente attivo della Rete
Francesco Sciotto – Pastore Chiesa Evangelica Valdese
Frate Luca Minuto – Vicario Parrocchiale Madonna di Campagna
Laura Verrani – Teologa
Maria Adele Valperga – Mondi in Città Onlus
Padre Piero Demaria – missionario della Consolata
Rossana Gonella – Sermig
Shaykh Ibrahim G. lungo – Guida religiosa musulmana
Suor Julieta Joao e Suor Paola Pignatelli – Figlie di Maria Ausiliatrice Associazione 2PR
Walid Bouchnaf – componente attivo della Rete
Coordinamento dei Centri Islamici di Torino

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