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Cuneo: maxi sequestro da oltre 500 mila euro a società riconducibili a due coniugi

La Guardia di Finanza di Saluzzo ricostruisce un articolato sistema di distrazione di fondi, lavoro nero e imposte non versate

Alessia Serlenga

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CUNEO – Un articolato sistema di frodi fiscali avrebbe consentito a una rete di società operanti nel settore edile di sottrarsi al pagamento delle imposte, accumulando un’esposizione debitoria significativa nei confronti dell’Erario. Le società risultano riconducibili a due coniugi, al centro di un’indagine che ha portato al sequestro preventivo di beni per un valore superiore ai 500 mila euro.

L’operazione, condotta dalla Tenenza della Guardia di Finanza di Saluzzo, ha riguardato diversi ambiti, dal mercato dei capitali alla sfera tributaria e giuslavoristica. Attraverso un’approfondita analisi dei flussi finanziari e una serie di verifiche fiscali, i finanzieri hanno ricostruito un sistema basato sulla gestione coordinata di più società, nonostante un debito fiscale complessivo particolarmente elevato.

Secondo la ricostruzione investigativa, ingenti somme di denaro — per oltre un milione di euro — sarebbero state sistematicamente sottratte alle casse societarie e trasferite verso altre aziende riconducibili agli stessi soggetti o verso terzi. Parte dei fondi sarebbe stata movimentata anche tramite conti correnti esteri e utilizzata per investimenti immobiliari sul territorio nazionale. Queste operazioni avrebbero generato un omesso versamento di imposte dovute per oltre 530 mila euro.

Le evidenze raccolte hanno portato all’avvio di un’indagine coordinata dalla Procura di Cuneo. I due coniugi sono stati segnalati per reati tributari, tra cui sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte e dichiarazione infedele, oltre che per autoriciclaggio. Il sequestro preventivo, disposto anche nella forma per equivalente, ha riguardato denaro sui conti correnti, immobili e altri beni riconducibili agli indagati e alle società coinvolte, con l’obiettivo di garantire il recupero delle somme sottratte allo Stato.

L’operazione ha inoltre fatto emergere irregolarità di natura giuslavoristica. Sono state individuate 26 posizioni lavorative in nero, con retribuzioni non dichiarate per oltre 100 mila euro e ritenute non operate o non versate pari a più di 25 mila euro. A ciò si aggiunge una maxi sanzione amministrativa, il cui importo potrà variare da circa 200 mila euro a oltre un milione.

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