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Piemonte nel mirino delle agromafie: dalle Langhe ai mercati di Torino la criminalità organizzata conquista il Nord
Cooperative spurie, sfruttamento nei vigneti e infiltrazioni mafiose: come la criminalità organizzata sta colonizzando l’eccellenza agroalimentare piemontese

PIEMONTE – Non più solo al Sud. La criminalità organizzata si espande su tutto il territorio nazionale, ignorando confini geografici o settoriali. Non fa distinzioni. Né eccezioni. Ha un unico obiettivo: il profitto.
Dalle Langhe al Roero, dai mercati ortofrutticoli di Torino alle risaie del Vercellese, il Piemonte non è più immune dalle agromafie: si è trasformato in un terreno di conquista per le mafie. È quanto si registra dal nuovo rapporto “Agromafie” sui crimini agroalimentari in Italia elaborato da Coldiretti, Eurispes e Fondazione Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare.
Dati alla mano, emerge un quadro allarmante: dalle cooperative spurie che sfruttano manodopera immigrata alle infiltrazioni della ‘Ndrangheta nei mercati torinesi, il fenomeno criminale assume forme sempre più sofisticate proprio nel cuore produttivo del Nord Italia.
La mappa del rischio: Piemonte tra vulnerabilità e infiltrazioni
Il Piemonte presenta un quadro duplice. Se da un lato le province di Torino, Biella e Verbano mostrano livelli di infiltrazione medio-bassi, dall’altro l’indice di permeabilità alle agromafie (IPA) rivela vulnerabilità preoccupanti in diverse aree della regione.
Le tre province meridionali del Piemonte – Cuneo, Asti e Alessandria – emergono come le più vulnerabili, con un livello di permeabilità medio-alto che le espone a future infiltrazioni criminali. Non a caso: queste aree concentrano alcune delle produzioni agricole più pregiate e redditizie della regione.
Tabella 1: La Situazione Provincia per Provincia
Provincia | Infiltrazione Attuale | Vulnerabilità (IPA) | Rischio Futuro |
Torino | Medio-basso* | Basso | Moderato |
Cuneo | Da monitorare | Medio-alto | Alto |
Asti | Da monitorare | Medio-alto | Alto |
Alessandria | Da monitorare | Medio-alto | Alto |
Vercelli | Da monitorare | Medio-basso | Moderato |
Biella | Medio-basso | Basso | Basso |
Novara | Da monitorare | Basso | Basso |
Verbano-C.-O. | Medio-basso | Basso | Basso |
*Diffusione più alta come capoluogo di regione
Il caso delle Langhe: vino di qualità macchiato dallo sfruttamento
Il caso più eclatante arriva proprio dal cuore dell’enologia piemontese. Nelle Langhe indagini recenti hanno portato all’arresto di persone coinvolte in attività di intermediazione illecita e sfruttamento lavorativo nel settore vitivinicolo. “Il fenomeno si è diffuso anche in comparti produttivi ad alto valore aggiunto”, denuncia il rapporto, evidenziando come nemmeno i settori di eccellenza siano al riparo.
Le indagini hanno portato al sequestro di veicoli e immobili utilizzati per ospitare i lavoratori sfruttati, rivelando un sistema organizzato di caporalato che si nasconde dietro la facciata di aziende apparentemente regolari.
Torino: la ‘ndrangheta nel mercato ortofrutticolo
Anche Torino non è immune da infiltrazioni. Prova ne è, spiega il rapporto, l’operazione “Timone”, che ha svelato la penetrazione della cosca ‘ndranghetista “Bonavota” nel mercato ortofrutticolo di Grugliasco, nella cintura torinese.
L’indagine ha documentato un vero e proprio “atto predatorio”: un’estorsione aggravata dal metodo mafioso nei confronti del titolare di uno stand, che ha portato all’acquisizione senza corrispettivo di un’attività economica. La strategia è chiara: eliminare la concorrenza e rafforzare la posizione del clan nel mercato.
L’operazione ha anche rivelato una serie di reati collegati: distrazione di patrimonio, bancarotta fraudolenta ed evasione fiscale, dimostrando come l’infiltrazione mafiosa porti con sé un intero ecosistema criminale.
Tipologie di reati prevalenti
Il rapporto sofferma la sua attenzione, poi, sui diversi tipi di reati delle agromafie e sulla loro evoluzione. Le frodi più diffuse riguardano l’utilizzo improprio di marchi di qualità, in particolare la contraffazione di prodotti DOP e IGPche rappresentano l’eccellenza del territorio piemontese. Formaggi, vini e salumi sono i prodotti più colpiti da queste pratiche fraudolente.
Le carenze nella documentazione di filiera costituiscono un problema sistemico, con particolare criticità nelle filiere della carne e dell’ortofrutta, dove la falsificazione o l’incompletezza della documentazione compromette la trasparenza del processo produttivo.
Casi emblematici come la vendita di falso “Kobe Beef” giapponese in ristoranti e macellerie piemontesi dimostrano come l’inganno ai consumatori si concentri su prodotti di presunta alta qualità, sfruttando l’asimmetria informativa tra produttori e consumatori.
Ma c’è di peggio. Il caporalato in Piemonte ha assunto forme più sofisticate attraverso le “cooperative senza terra“, che rappresentano un’evoluzione del caporale tradizionale. Queste organizzazioni operano con una veste formalmente legale ma sostanzialmente criminale, gestendo manodopera immigrata in condizioni di sfruttamento. Il fenomeno interessa principalmente il settore vitivinicolo e ortofrutticolo, con una diffusione definita “a macchia d’olio” che non risparmia comparti apparentemente insospettabili. La sistematicità del ricorso ai “nuovi caporali” indica una strutturazione organizzata piuttosto che episodi sporadici.
E ancora. L’acquisto crescente di terreni agricoli da parte di cittadini cinesi rappresenta un fenomeno emergente che interessa particolarmente il Piemonte insieme alla Toscana. Questi investimenti potrebbero mascherare strategie di infiltrazione della criminalità organizzata cinese nel settore agricolo italiano. Il collegamento tra questi acquisti e “casi diffusi di sfruttamento e caporalato” suggerisce dinamiche criminali complesse che utilizzano investimenti apparentemente legittimi come copertura per attività illecite.
Categoria | Tipo di Reato | Modalità Operative | Settori Coinvolti | Esempi Specifici |
Frodi Qualitative | Contraffazione marchi DOP/IGP | Utilizzo improprio di denominazioni protette | Enogastronomico | Formaggi Gorgonzola DOP, Barolo DOCG, Salumi del Piemonte IGP |
Frodi Documentali | Carenze tracciabilità | Falsificazione/omissione documentazione di filiera | Zootecnico, Ortofrutticolo | Certificati di origine carne bovina, Passaporti fitosanitari |
Frodi Commerciali | Etichettatura ingannevole | Indicazioni false su origine e qualità | Ristorazione, Commercio | “Kobe Beef” giapponese contraffatto, “Prodotto in Italia” falso |
Sfruttamento Lavorativo | Caporalato evoluto | Gestione tramite cooperative spurie | Vitivinicolo, Raccolta stagionale | Vendemmia, Raccolta frutta, Confezionamento |
Infiltrazioni Organizzate | Investimenti strategici | Acquisizione terreni e aziende | Agricoltura intensiva | Acquisti immobiliari da parte di cittadini cinesi |
Tabella 2: Classificazione dei Reati per Categoria
La sfida per il futuro, allora, è quella di una legislazione che tuteli il made in Piemonte con strumenti normativi più efficaci. Il rapporto propone di introdurre il reato di “agro-pirateria” per meglio tutelare il Piemonte, dove la contraffazione dei prodotti di eccellenza rappresenta una minaccia concreta per l’economia regionale.
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