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Golosità piemontesi: le curiose origini del “marocchino”, una delle bevande più apprezzate a colazione in tutta Italia

Nato in Piemonte, un buon marocchino è un bilanciato mix di caffé, cacao in polvere, latte macchiato, e in alcuni casi, topping al cioccolato

Marco Lovisolo

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ALESSANDRIA – Dolce alternativa al gusto amaro del semplice espresso, il marocchino – chiamato anche impropriamente caffè marocchino – è ormai da anni una bevanda molto apprezzata per la colazione in Piemonte e in tutta Italia. Composto da caffè, cacao amaro in polvere, latte montato a schiuma, e, in alcuni casi, topping al gusto di cioccolato, il marocchino è servito in bicchieri di vetro. Ma dove e quando nasce questo raffinato mix di caffè, latte e cioccolato?

Le origini legate alla fabbrica Borsalino

Le origini del marocchino sono piemontesi e vanno rintracciate ad Alessandria. Secondo la tradizione, il marocchino sarebbe infatti nato in questa città verso metà ‘900. Il nome, sorprendentemente, non ha a che fare con il Marocco (almeno direttamente), ma sembra sia dovuto semplicemente alla colorazione della bevanda, che ricorda quella del “Marocchino”, un tipo di cuoio molto pregiato, di tinta marroncina – ottenuto dalla lavorazione di pelli di capre e montoni – di cui era composta la striscia di pelle apposta all’interno dei cappelli Borsalino. La ricetta fu infatti un’invenzione del bar Carpano, che si trovava ad Alessandria all’angolo tra corso Cento Cannoni e via Cavour, proprio di fronte alla storica fabbrica di cappelli, la Borsalino. Sarebbero poi stati gli stessi operai della Borsalino, facendosi servire questo caffè macchiato con una spolverata di cacao, a chiamare la bevanda “maruchén” (in dialetto locale), constatando che avesse un colore del tutto simile a quello della striscia di pelle. A poco a poco, questo divenne il nome usato comunemente, e la bevanda è uscita dai confini locali per poi venire conosciuta in tutto lo stivale. Non è scontato, però, che in tutti i bar sappiano riprodurre adeguatamente la striscia marroncina che ricorda quella di cuoio che veniva utilizzata nei cappelli Borsalino, e che è inconfondibile prova della “alessandrinità” del prodotto. Come molte ricette italiane, comunque, il marocchino ha dato vita a numerose varianti regionali, che spesso assumono anche nomi diversi, e a versioni creative e personalizzate proposte dai singoli bar.

Parenti stretti

Il marocchino è comunque solo l’ultimo discendente di una tradizione piemontese legata alle bevande a base di caffè e cioccolato. La bavareisa settecentesca è la prima rappresentante nota in ordine di tempo di questa tradizione, a base di caffè, panna e cioccolata calda, servita in bicchieri tondeggianti di vetro. Stretto parente della bavareisa è il celebre bicerin, nato a Torino nel XVIII secolo, ancora oggi servito in bicchieri trasparenti. Rispetto al marocchino, con il quale ha in comune gli stessi ingredienti, è una bevanda più ricca e corposa, più adatta a una pausa lunga.

Candidatura a De.Co

Intanto, ad Alessandria questa bevanda è una dei possibili candidati a entrare nel novero dei prodotti De.Co (Denominazioni Comunali di Origine), riconoscimento ufficiale attribuito dal Comune a prodotti, piatti tipici, tradizioni artigianali o culturali strettamente legati al territorio.

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