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Ambiente

Non tutti i piemontesi respirano la stessa aria

Torino, Alessandria e Asti sono le zone in cui c’è più quantità di Pm2,5 (polveri sottili) nell’aria. Si guadagnerebbe in media 1 anno di vita se il livello si riducesse

Sandro Marotta

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TORINO – I piemontesi guadagnerebbero in media 0,97 anni di vita se si riducesse il livello di particolato sottile (pm2,5, ovvero polveri inquinanti), adeguandolo al livello fissato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità di 5 µg/m3.

Secondo i dati elaborati da Air Quality Index il Piemonte ha una concentrazione di 16.71 µg/m3. Attenzione: benché il trend sia decrescente (nel 2011 erano 24µg/m3, nel 2013 erano 19, nel 2016 erano 17) i dati sono relativi al 2021, il che implica una possibile ricrescita della curva (con valori del 2023 potrebbero essere più alti per via del rimbalzo post Covid). Con un livello di 16 e oltre µg/m3, il Piemonte è la terza regione italiana che produce più pm2,5. Davanti ci sono solo i lombardi (18) e i veneti (17).

La mappa di Air Quality Index con i dati elaborati

Le province più inquinate

In testa c’è Torino con un livello di 17,75 µg/m3 (ovvero al livello della Lombardia). Seguono Alessandria (17,57), Asti (17,16), Novara (16,21), Vercelli (16,18) e Cuneo (15). Netta la differenza con Biella (12) e Vco (11). Nella regione quindi non tutti gli abitanti respirano la stessa aria.

Anni di vita guadagnabili

Sempre secondo Air Quality, se si adottassero politiche più restrittive e si adeguasse il livello di questo particolato sottile alle linee guida dell’OMS, i piemontesi guadagnerebbero quasi un anno di vita (0,97 per essere precisi). Il dettaglio delle province è quasi simmetrico con quello del livello di inquinamento.

I torinesi guadagnerebbero 1,25 anni di vita secondo le stime di lungo periodo di AQI. Stesso discorso per Alessandria. Asti e Novara avrebbero a disposizione un anno pieno in più per vivere, Cuneo qualcosa in meno (0,98), così come Biella (0,74) e Vco (0,63).

Perché il pm 2,5 è dannoso per gli umani

Queste molecole di diametro inferiore a 2,5 micrometri, hanno origine da “tutti i tipi di combustione, inclusi quelli dei motori di auto e motoveicoli, degli impianti per la produzione di energia, della legna per il riscaldamento domestico, degli incendi boschivi e di molti processi industriali”, come riporta il Ministero della Salute. Le molecole di particolato “entrano nel flusso sanguigno attraverso gli alveoli, li infiammano e costringono i vasi sanguigni o rimuovere la placca grassa, aumentando la pressione sanguigna o creando coaguli. Questo può bloccare il flusso sanguigno al cuore e al cervello”, secondo la spiegazione della Chicago University.

 

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