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Ahmadreza Djalali ha avuto un infarto in carcere in Iran: lui stesso ha avvisato la moglie
Ora parte l’appello di Amnesty International verso le autorità iraniane “di fornirgli tutte le cure di cui ha bisogno, incluse le visite cardiologiche”

NOVARA – La notizia è giunta per via diretta: Ahmadreza Djalali ha avuto un infarto nella notte tra ieri e oggi. È stato lo stesso medico e ricercatore di origine iraniana, naturalizzato svedese che ha lavorato per tre anni come ricercatore capo del Crimedim, il Centro di ricerca in medicina di emergenza e delle catastrofi dell’Università del Piemonte orientale, ad avvisare la moglie.
Ora parte l’appello di Amnesty International verso le autorità iraniane “di fornirgli tutte le cure di cui ha bisogno, incluse le visite cardiologiche”, anche se le stesse l’hanno condannato a morte per spionaggio nel maggio del 2022 e ora è in attesa di essere impiccato nel carcere di Erin a Teheran.
Non è di molto tempo fa l’evento a Novara, che lo aveva nominato cittadino onorario, in ricordo dei suoi nove anni di detenzione raggiunti il 25 aprile di quest’anno, per ricordare le sue sofferenze fisiche e psicologiche con la speranza che venga liberato e torni a casa dalla sua famiglia.
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