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La Corte Costituzionale dice si al riconoscimento alla nascita per i figli delle coppie lesbiche

La Corte ha così sconfessato la circolare del Ministero dell’Interno del 2023, emanata sotto il governo Meloni, che negava il riconoscimento della seconda madre a molti bambini nati in questo modo

Gabriele Farina

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TORINO – La Corte Costituzionale ha pronunciato una sentenza storica che segna un importante progresso nel riconoscimento dei diritti delle famiglie omogenitoriali in Italia. Con la sentenza numero 68, depositata oggi, i giudici hanno stabilito che i figli nati da coppie di donne attraverso la fecondazione eterologa, effettuata all’estero dove è legale, devono essere riconosciuti fin dalla nascita come figli di entrambe le madri. In altre parole, il sistema giuridico italiano dovrà garantire da subito il doppio riconoscimento materno, senza imporre alle famiglie il ricorso alla stepchild adoption o a lunghe battaglie legali.

Un no alla discriminazione dei bambini

Questa decisione arriva a seguito della battaglia legale intrapresa da una coppia di donne assistita dall’associazione Rete Lenford, che ha portato la questione fino alla Consulta. I giudici hanno riconosciuto che la mancata registrazione della seconda madre è una forma di discriminazione nei confronti dei bambini, perché lede il loro diritto all’identità personale e al mantenimento di un rapporto equilibrato con entrambe le figure genitoriali.
La sentenza ribadisce un principio fondamentale: la genitorialità non si basa solo sul legame biologico, ma soprattutto sull’impegno e la responsabilità che una coppia assume nel momento in cui decide di avere un figlio tramite tecniche di procreazione medicalmente assistita (PMA). Per questo motivo, come già previsto per gli uomini nelle coppie eterosessuali che acconsentono alla fecondazione eterologa della partner, anche la “madre intenzionale” nelle coppie lesbiche deve essere considerata genitore a tutti gli effetti fin dalla nascita.

Un colpo all’interpretazione del governo

La Corte ha così sconfessato la circolare del Ministero dell’Interno del 2023, emanata sotto il governo Meloni, che negava il riconoscimento della seconda madre a molti bambini nati in questo modo. Il giudizio della Consulta ha evidenziato l’incostituzionalità dell’articolo 8 della legge 40 del 2004 nella parte in cui non prevede questo riconoscimento. È la quinta volta che la legge 40, nota per regolamentare la procreazione assistita, viene parzialmente abrogata per motivi costituzionali, dimostrando i limiti di un testo che, secondo molti esperti, è rimasto ancorato a concezioni ideologiche ormai superate.

E le donne single?

Nella stessa giornata, la Corte ha emesso un’altra sentenza (numero 69) riguardante l’accesso alle tecniche di procreazione assistita per le donne single. In questo caso, i giudici hanno ritenuto che non sia incostituzionale limitarne l’accesso, sottolineando però che la decisione spetta al Parlamento. Il divieto, secondo la Consulta, è una scelta legislativa legittima e giustificata da un principio di precauzione, volto a tutelare i diritti del nascituro, in quanto in assenza di un padre biologico o sociale si può ipotizzare un contesto familiare meno equilibrato.

Cosa cambia per le famiglie italiane?

In sintesi, le due sentenze non aprono ancora la possibilità di fare la fecondazione assistita in Italia alle coppie lesbiche o alle donne single, ma riconoscono un diritto fondamentale: il riconoscimento automatico alla nascita dei figli di coppie di donne che hanno fatto ricorso alla PMA all’estero. Questo significa un enorme passo avanti per la tutela dei diritti dei bambini, che fino ad oggi dovevano spesso affrontare un “esilio procreativo” e complicati percorsi legali per essere riconosciuti come figli di entrambe le madri.

In altri Paesi europei e occidentali, la fecondazione assistita è già aperta a coppie omosessuali e donne single, mentre l’Italia mantiene ancora norme più restrittive. Tuttavia, la sentenza della Corte Costituzionale mostra come il sistema giuridico italiano stia evolvendo verso un maggiore rispetto della pluralità familiare e della tutela dei diritti dei minori, a prescindere dalla composizione del nucleo genitoriale.

La gioia di Chiara Foglietta

La consigliera comunale di Torino Chiara Foglietta ha festeggiato con un post sui social la sentenza. Ricordiamo infatti che lei e la compagna sono state la prima coppia a Torino a vedere riconoscere il proprio figlio.

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