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Alfred Eisenstaedt in mostra a CAMERA: l’uomo dietro l’icona del bacio a Times Square
Torino celebra il maestro della fotografia con un’esposizione che ne racconta l’intera carriera, a trent’anni dalla morte e a ottant’anni dallo scatto simbolo della fine della Seconda Guerra Mondiale.

TORINO – Dal 13 giugno al 21 settembre 2025, CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia di Torino ospita una grande retrospettiva dedicata ad Alfred Eisenstaedt, figura centrale del fotogiornalismo del Novecento e autore della celebre fotografia del V-J Day in Times Square, in cui un marinaio bacia un’infermiera tra la folla festante di New York alla fine della Seconda Guerra Mondiale.
La mostra, curata da Monica Poggi, rappresenta un’occasione rara e preziosa: a trent’anni dalla morte del fotografo e a venticinque dall’ultima esposizione italiana a lui dedicata, l’esposizione torinese riporta in luce la poliedricità del suo talento attraverso un percorso cronologico e geografico che ripercorre l’intera carriera di Eisenstaedt. In mostra, ben 170 fotografie, molte delle quali mai esposte prima.
Un viaggio nel tempo e nello sguardo
L’allestimento segue la “geografia dell’esistenza” del fotografo, attraversando luoghi e epoche che hanno segnato il suo lavoro e il suo linguaggio visivo. Nato nel 1898 a Dirschau, nella Prussia Occidentale, Eisenstaedt scopre la fotografia da ragazzo grazie a una Kodak regalatagli da uno zio. Dopo la parentesi del fronte nella Prima Guerra Mondiale, la passione si trasforma in vocazione: negli anni Venti e Trenta si afferma come fotoreporter, lavorando per le principali riviste tedesche e viaggiando in tutta Europa.
Le sue prime immagini raccontano con ironia il mondo dell’aristocrazia – come nelle vacanze mondane a Saint Moritz – ma anche la cronaca del tempo: è suo, nel 1933, il celebre ritratto di Joseph Goebbels, colto in uno sguardo truce e inquietante. Documenta anche il primo incontro tra Hitler e Mussolini nel 1934 a Venezia, anticipando la tempesta che presto travolgerà l’Europa.
In queste immagini si percepisce un equilibrio tra istintività e costruzione: Eisenstaedt parla di fotografie “candid”, capaci di cogliere la spontaneità del momento pur con una composizione raffinata, ispirata ai grandi pittori del passato. Le sue foto di ballerine, che ricordano Degas, ne sono un esempio poetico.
L’America, la rinascita, il mito
Con l’avvento delle leggi razziali, Eisenstaedt – di origini ebraiche – fugge negli Stati Uniti nel 1935. Qui, l’anno successivo, inizia la collaborazione con la neonata rivista “Life”, destinata a durare decenni. Il suo sguardo cambia: meno pittorico, più dinamico, adatto a una società americana in rapido mutamento. Scatta per strada, ritrae il fermento di New York, lavora per oltre 2500 servizi e firma più di 90 copertine.
Proprio con Life nasce l’icona: lo scatto del V-J Day in Times Square nel 1945 – divenuto emblema della gioia per la fine del conflitto – consacra il suo nome alla storia della fotografia. Ma Eisenstaedt è molto più di quell’immagine.

Alfred Eisenstaedt, Vittoria sul Giappone. Un marinaio bacia un’infermiera durante i festeggiamenti per la vittoria sul Giappone a Times Square, New York City, 14 agosto 1945 © Alfred Eisenstaedt / The LIFE Picture Collection / Shutterstock
Nel dopoguerra torna in Europa: in Italia, nel 1947, documenta il volto di un Paese che rinasce; a Parigi, nel 1963, abbandona l’aristocrazia per dedicarsi ai volti della gente comune. La sua fotografia, sempre più umanista, racconta la società più che gli eventi.
I ritratti delle icone
Un’intera sezione della mostra è dedicata ai ritratti di personaggi celebri. Scatti che spaziano dalla bellezza di Sophia Loren – il suo ritratto in lingerie pubblicato su “Life” nel 1966 fece scalpore – alle menti geniali del secolo come Albert Einstein, Maria Telkes o J. Robert Oppenheimer. Eisenstaedt ritrae le persone nella loro umanità, anche quando si tratta di miti.
A differenza di altri colleghi di “Life”, come Margaret Bourke-White, Eisenstaedt non si sofferma sul fronte di guerra ma ne racconta gli effetti sulla società, preferendo la rinascita al conflitto, l’osservazione all’azione.
Non uno, ma tanti Eisenstaedt
La mostra torinese restituisce tutte le sfaccettature di un fotografo che ha saputo evolversi senza mai perdere autenticità. Ironico, poetico, rigoroso, curioso: Eisenstaedt ha attraversato un secolo raccontandone il volto mutevole, con uno stile che ha saputo reinventarsi pur rimanendo fedele al proprio sguardo.
CAMERA invita così a (ri)scoprire non solo il maestro del bacio di Times Square, ma un artista completo, capace di cogliere la bellezza fugace del mondo. Un’occasione imperdibile per guardare il Novecento attraverso gli occhi – e l’obiettivo – di uno dei suoi più grandi testimoni.
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