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A Torino sono nati i Pirati della Cultura: creiamo una via alternativa e sostenibile alla distribuzione dei libri
Come evitare che la distribuzione si mangi tutto il margine e far risparmiare piccoli editori e lettori

TORINO – In Italia ci sono più scrittori e scrittrici che lettori e lettrici. L’affermazione è falsa ma molto famosa e comunque rende bene l’idea delle problematiche (molto note) della filiera del libro nel Belpaese. Se vogliamo riassumerla in due righe possiamo dire che ci sono tantissimi autori e autrici di case editrici piccole e medio picccole che non trovano spazio in libreria e vengono fagocitati dai (pochi) grandi nomi anche nel percorso di distribuzione.
Riassumendo ancora: i libri dei piccoli editori pagano dazio (economonico e di visibilità) al sistema distributivo e lettori e lettrici devono scandagliare a fondo la rete o tuffarsi nelle fiere (che però spesso costano troppo per i piccoli editori) per andare a scoprire veri e propri gioielli di autori e autrici sconosciuti o quasi.
In questa spirale inestricabile si è infilato da pochi mesi un progetto interessante che ha un obiettivo ben preciso: tagliare il costo della distribuzione e far passare i libri direttamente dagli editori ai lettori e alle lettrici, con un risparmio netto per i primi e per i/le secondi. Sono i Pirati della Cultura, iniziativa nata da un’idea di Flavio Passi, Edizioni Effetto, che è piaciuta ed ha coinvolto ormai già una dozzina di realtà. Tra queste compare il CSU Collettivo Scrtitori Uniti, di cui tante volte vi abbiamo parlato negli anni.
Come funziona il sistema dei Pirati della Cultura
Il sistema è geniale nella sua semplicità. Pirati della cultura – ci ha spiegato Marzia Verentino – fa da vetrina agli editori che partecipano al progetto. Sul sito vengono caricati i cataloghi degli editori associati e i lettori possono scoprirli, sceglierli e acquistarli. Sarà poi l’editore a spedire direttamente il libro all’acquirente, saltando così il percorso di distribuzione classico, che toglie risorse. Non c’è esclusiva, quindi l’editore che diventa Pirata può tranquillamente continuare a vendere anche tramite la distribuzione tradizionale.
Qual è allora il vantaggio? Il vantaggio è doppio. Intanto di esposizione in una vetrina di appassionati e poi, soprattutto, economico sia per l’editore che per l’acquirente. Tagliando il passaggio dal distributore i Pirati riescono infatti a garantire sconti consistenti sui libri, mantenendo comunque un’entrata economica per l’editore decisamente superiore a quella che avrebbe dal circuito distributivo tradizionale. Insomma, si tagliano i costi e ci guadagnano tutti.
C’è poi un terzo vantaggio, che riguarda i libri nati da più di un anno. Nella distribuzione tradizionale un libro con un anno di vita è morto: solitamente torna all’editore e non viene più distribuito (stiamo parlando sempre di libri di piccoli editori e di autori e autrici poco noti). I Pirati della Cultura credono invece che un libro non abbia una data di scadenza ed abbia il diritto di essere sempre disponibile.
Ed è questo un punto fondamentale, tanto che nella mission dei Pirati compare come primo punto:
Allungare il ciclo di vita dei romanzi pubblicati da editori indipendenti.
Offrire alle persone la possibilità di leggere di più, esplorando titoli che esulano dalle logiche del mercato “ufficiale”.
Sostenere i piccoli editori aiutandoli a navigare in un mare accessibile solo alle grandi etichette.
Il podcast dei Pirati della Cultura
Il progetto è nato da poco e sta crescendo pian piano, coinvolgendo case editrici, lettori e lettrici. Se li contattate scoprirete anche le promozioni in corso per chi vuole diventare Pirata (ad esempio, la tessera è al momento gratuita per chi acquista 3 libri).
Tra le novità interessanti è anche nato un podcast curato da Marco Ferreri, in cui si parla ovviamente di libri, letteratura e si raccontano gli autori e le autrici diventate pirati. Vi lasciamo qui sotto la prima puntata, così potete entrare meglio nel clima piratesco.
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