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Vendemmia 2025 in Piemonte: qualità in crescita, ma i vignaioli chiedono tutele di mercato

La vendemmia 2025 in Piemonte promette qualità e rese equilibrate. Bene bianchi e spumanti, Barbera in attesa. Coldiretti: servono tutele per il mercato del vino.

Luca Vercellin

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PIEMONTE – L’andamento climatico e meteorologico del 2025 conferma le previsioni di una buona annata per produzione e qualità delle uve, ma nulla va dato per scontato. “In vigna occorre essere tempestivi quando è ora” ricorda l’enologo Vincenzo Gerbi.

Al Centro Studi Vini del Piemonte di San Damiano d’Asti il lavoro procede a pieno ritmo per campionare le uve in arrivo dai diversi areali. Una fase indispensabile per stabilire il momento ottimale della raccolta. La vendemmia dei bianchi da spumante è iniziata il 10 agosto, quella di Chardonnay il 20 agosto, mentre per le altre varietà di bianchi la raccolta deve ancora cominciare.

“I primi risultati indicano una vendemmia anticipata rispetto al 2024, con dati confortanti in termini di resa e qualità” osserva Daniele Rabbione, nuovo direttore del Centro Studi. “Si registra una concentrazione zuccherina alta, dovuta anche alla siccità di luglio e inizio agosto, ma i quadri delle uve restano buoni”.

Anche Gianfranco Torelli, vignaiolo e vice presidente Coldiretti Asti, conferma un andamento positivo: “Le piogge di metà agosto e le escursioni termiche hanno favorito la maturazione. Le rese sono in linea con i Disciplinari di Produzione”.

Secondo Gerbi, tuttavia, permangono differenze legate ai suoli: “Nelle terre argillose si avranno produzioni eccellenti, mentre negli areali sabbiosi o con piante giovani si registra più stress idrico e talvolta appassimento del grappolo”.

Le prime analisi sui vitigni rossi

Per i bianchi e le uve da spumante si prospetta una buona annata. Sui rossi, invece, è ancora presto per sbilanciarsi. Nel nicese, racconta il vignaiolo Marco Perfumo, la vendemmia procede con maturazioni equilibrate: “Le Barbere diradate mostrano dati positivi, con raccolta attesa nella prima decade di settembre”.

Il nodo dei mercati

Accanto alle prospettive in vigna, pesano le incognite sui mercati: dazi, svalutazione del Dollaro, calo dei consumi, guerre e cambiamenti climatici. Alcuni consorzi, compresi quelli astigiani, hanno chiesto riduzioni di resa non per motivi agronomici, ma per contenere le giacenze e stabilizzare i prezzi.

Sul Moscato, ad esempio, la resa è stata portata a 90 quintali/ha (di cui 5 bloccati) contro i 100 previsti. Sulla Barbera d’Asti è in discussione una riduzione da 90 a 85 q.li/ha.

“La richiesta è che queste misure non penalizzino indistintamente tutti i produttori” precisa la presidente di Coldiretti Asti Monica Monticone.

Il direttore Giovanni Rosso conclude: “Il vino rappresenta il miglior ambasciatore dell’astigianità nel mondo. Per questo serve una visione di prospettiva, capace di prevenire e non subire i cambiamenti”.

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