Cheese 2025: il formaggio a latte crudo divide l’Italia. Slow Food lancia l’allarme sui rischi (ma anche sul futuro)

BRA – In Italia ce ne sono più di 500 tipi, nel mondo quasi 2mila. Il formaggio è un simbolo di biodiversità, ma non tutti i consumatori sanno che una parte di queste eccellenze può essere potenzialmente pericolosa: i formaggi a latte crudo.

È questo il tema esplosivo scelto da Cheese 2025, la rassegna di Slow Food in corso a Bra fino al 22 settembre, che richiama oltre 300mila visitatori.

Slow Food: “Non demonizzare, ma consumare con consapevolezza”

“Il latte crudo non va considerato un nemico, ma deve essere conosciuto e trattato con attenzione”, spiega Serena Milano, direttore generale di Slow Food Italia.

Il problema? Se non lavorato nel rispetto delle regole igieniche, il latte crudo può ospitare batteri patogeni che, nei casi più gravi, mettono a rischio bambini, donne incinte e anziani.

Non a caso le normative impongono controlli serrati e tracciabilità totale della filiera.

Perché Slow Food lo difende comunque

Dietro questa apparente contraddizione c’è un messaggio chiaro: il latte crudo è anche patrimonio culturale ed economico, un modo per difendere la biodiversità e la nuova ruralità.

Slow Food insiste su due azioni decisive:

• formare produttori e allevatori, per garantire sicurezza alimentare

• educare i consumatori, per scegliere in modo consapevole

“Non è un ritorno al passato – ribadisce Milano – ma una sfida per il futuro del cibo e delle comunità rurali”.

Cheese 2025: non solo gusto, ma anche verità scomode

Oltre a stand e degustazioni, Cheese si conferma come un palcoscenico di confronto duro: difendere i formaggi artigianali a latte crudo, senza nasconderne i rischi.

Un mix che rende l’evento non solo una festa del gusto, ma un vero e proprio campo di battaglia culturale tra sicurezza alimentare e tutela della tradizione.

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