CronacaTorino
Eredità Agnelli, il gip ordina l’imputazione coatta per Elkann e Ferrero
Al contrario, ha disposto l’archiviazione totale per Ginevra Elkann, Lapo Elkann e per il notaio Urs Robert von Gruenigen, ritenendo fondate le argomentazioni della Procura nei loro confronti

TORINO – Colpo di scena giudiziario a Torino nell’inchiesta legata all’eredità di Donna Marella Agnelli. Il giudice per le indagini preliminari Antonio Borretta ha ordinato alla Procura di formulare l’imputazione coatta nei confronti di John Elkann e Gianluca Ferrero per due annualità relative ai reati di truffa ai danni dello Stato e dichiarazione infedele al Fisco finalizzata all’evasione delle imposte. Un provvedimento che potrebbe aprire la strada al processo, ribaltando in parte la richiesta di archiviazione avanzata dai pubblici ministeri.
L’indagine ruota attorno alla gestione dell’eredità e alla presunta residenza fiscale in Italia di Marella Caracciolo, vedova di Gianni Agnelli. Per Elkann, presidente di Stellantis, l’eventuale rinvio a giudizio avrebbe anche un altro effetto immediato: salterebbe la possibilità di accedere alla messa alla prova, che prevedeva un impegno di dieci mesi come tutor in una struttura salesiana.
Le richieste della Procura e le archiviazioni
I pm Marco Gianoglio, Mario Bendoni e Giulia Marchetti avevano chiesto l’archiviazione anche per Elkann e Ferrero su questo specifico filone dell’inchiesta, ma il gip non ha accolto la richiesta. Al contrario, ha disposto l’archiviazione totale per Ginevra Elkann, Lapo Elkann e per il notaio Urs Robert von Gruenigen, ritenendo fondate le argomentazioni della Procura nei loro confronti.
La reazione della difesa
Dura la replica dei legali di John Elkann, che definiscono la decisione del giudice «difficile da comprendere» e in contrasto con richieste «solide e ben argomentate» avanzate dai pm. Gli avvocati hanno annunciato un ricorso in Cassazione, eccependo quella che definiscono l’“abnormità” del provvedimento.
Nel merito, la difesa ribadisce la totale estraneità del presidente di Stellantis alle accuse: «Siamo fermamente convinti che John Elkann abbia sempre agito correttamente e nel pieno rispetto della legge».
Gli avvocati ricordano inoltre che, nell’ambito della vicenda, Elkann ha versato 183 milioni di euro all’Agenzia delle Entrate, precisando che l’accordo «non implica alcuna ammissione di responsabilità», ma è stato scelto esclusivamente per chiudere rapidamente una vicenda personale definita «molto dolorosa», dopo aver definito ogni potenziale controversia fiscale legata all’eredità Agnelli.
Messa alla prova rinviata
Nella stessa giornata si è tenuta anche l’udienza sulla richiesta di messa alla prova per John Elkann, davanti alla giudice Giovanna De Maria, che ha però deciso di rinviare la decisione all’11 febbraio per ulteriori approfondimenti. Una possibilità che ora rischia di essere compromessa proprio dall’eventuale rinvio a giudizio sugli altri capi d’accusa.
Secondo la difesa, tuttavia, la decisione del gip Borretta non vincolerebbe quella della giudice De Maria: «Abbiamo depositato una memoria illustrando le ragioni giuridiche a sostegno dell’istanza e insistito per il suo accoglimento».
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