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Perquisizioni all’Askatasuna e scuole chiuse a Vanchiglia: genitori e docenti sul piede di guerra
I genitori: “La fiducia che le famiglie ripongono nello Stato viene sgretolata quando lo Stato stesso ti chiude la porta in faccia senza spiegazioni. Oggi i banchi sono vuoti, ma la nostra indignazione è piena”.

TORINO – La chiusura improvvisa di tre scuole nel quartiere Vanchiglia, a seguito del blitz di stamattina all’Askatasuna, ha scatenato l’indignazione di genitori e docenti. Durante la mattinata le scuole dell’infanzia Rodari, la primaria Fontana di via Buniva e il nido di via Balbo sono rimaste chiuse e hanno comunicato l’estensione della sospensione delle lezioni anche per domani. La decisione ha coinvolto e lasciato a casa circa 400 famiglie e 80 insegnanti dell’Istituto Comprensivo Gino Strada.
L’avviso è arrivato via mail solo alle 7:30 del mattino, lasciando genitori e personale scolastico senza possibilità di organizzarsi.
Secondo i genitori, l’atto rappresenta un “metodo del fatto compiuto” e una forma di “arroganza istituzionale inaccettabile”. La scuola, sottolineano, non è un dettaglio secondario ma un’istituzione fondamentale del quartiere e della formazione: “La scuola è ordine pubblico. Impedire a centinaia di bambini l’accesso all’istruzione è un atto di disordine sociale”, affermano.
Le conseguenze pratiche sono state immediate e vincolanti; le famiglie sono state costrette a tornare a casa senza sapere a chi affidare i figli, bambini che hanno visto la loro scuola circondata da agenti in assetto antisommossa e docenti bloccati fuori dai cancelli, impossibilitati a fare lezione. Secondo genitori e insegnanti, la chiusura ha privato la comunità scolastica dei momenti finali dell’anno prima delle feste, come scambi di auguri e feste di classe.
“La fiducia che le famiglie ripongono nello Stato viene sgretolata quando lo Stato stesso ti chiude la porta in faccia senza spiegazioni. Oggi i banchi sono vuoti, ma la nostra indignazione è piena”, concludono.
La vicenda ha riacceso il dibattito su come bilanciare la sicurezza pubblica con il diritto all’istruzione, evidenziando come interventi straordinari possano avere ripercussioni significative sulla vita quotidiana di bambini, famiglie e insegnanti, oltre che sul democratico diritto scolastico di ognuno.
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