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CronacaTorino

Sgombero di Askatasuna a Torino, due proponenti del patto stretto con il Comune chiedono l’accesso agli atti

L’obiettivo è valutare «limiti e legittimità» dell’intervento della Polizia

Marco Lovisolo

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TORINO – È battaglia legale a Torino dopo lo sgombero di Askatasuna. Due cittadini che hanno fatto parte del comitato dei proponenti del “patto” stretto con il Comune, hanno chiesto a Palazzo Civico, alla Questura e alla Prefettura il cosiddetto “accesso agli atti” che hanno preceduto l’operazione del 18 dicembre delle Forze dell’ordine.

In base alle norme, la pubblica amministrazione ha tempo 30 giorni per accettare o respingere la richiesta; nel secondo caso è possibile rivolgersi al Tar. I due proponenti sono assistiti dall’avvocato Valentina Colletta.

L’obiettivo della richiesta di accesso agli atti è di ricostruire i tempi e le modalità dello sgombero, comprese le comunicazioni che hanno riguardato Questura, Comune e i due istituti scolastici della zona che la mattina del 18 dicembre hanno chiuso per ragioni di sicurezza pubblica. I proponenti intendono verificare «limiti e legittimità» dell’intervento della Polizia per «fare valere, eventualmente, la tutela delle prerogative e dei diritti» del Patto di collaborazione. L’accordo tra Askatasuna e il Comune di Torino era stato stretto nel marzo 2024 e rinnovato dall’amministrazione nel marzo di quest’anno, quando i contraenti si sono impegnati per la cogestione di una parte del piano terra e dell’area esterna della palazzina di corso Regina Margherita, dove l’immobile era situato.

Ieri, intanto, si è svolta la marcia di protesta nel quartiere Vanchiglia contro la militarizzazione della zona.

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