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La leggenda del Dahu: il mitico animale delle Alpi piemontesi dalle zampe asimmetriche

Sulle Alpi piemontesi si racconta da secoli la leggenda del Dahu, l’animale mitico dalle zampe asimmetriche che incarna l’ironia e il mistero del folklore alpino.

Gabriele Farina

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TORINO – Sulle Alpi piemontesi, tra valli nebbiose e rifugi di pietra, si racconta la storia di una creatura che sembra uscita da un sogno di montanaro: il Dahu, animale mitologico con le zampe asimmetriche.

Una più lunga dell’altra, per adattarsi ai ripidi pendii alpini. Così, dicono le leggende, il Dahu può camminare solo in un senso — attorno alla montagna — senza mai riuscire a tornare indietro.

È una figura a metà tra il racconto popolare e la burla da rifugio, ma nelle sue zampe sproporzionate si nasconde una parte preziosa della cultura montana piemontese, quella fatta di ironia, mistero e rispetto per la natura.

Origini e descrizione del Dahu

Il Dahu — o dahut, nella tradizione francoprovenzale — compare in diverse zone delle Alpi occidentali, ma è sulle montagne del Piemonte, tra le Valli di Susa, Chisone e Germanasca, che la sua leggenda trova terreno fertile.

Secondo la tradizione:

  • il Dahu ha due zampe più corte sul lato rivolto alla montagna e due più lunghe sul lato valle;
  • esistono due varianti: il dahu destrogiro, che gira in senso orario, e il dahu levogiro, che gira in senso antiorario;
  • vive nei pendii più ripidi, dove solo lui riesce a mantenere l’equilibrio;
  • si nutre di erbe alpine e bacche di ginepro;
  • si dice deponga uova e che i piccoli restino nascosti per anni nel marsupio della madre.

Impossibile da catturare e rarissimo da vedere, il Dahu è diventato una sorta di spirito protettore delle montagne — o, più semplicemente, una buona scusa per prendere in giro i nuovi arrivati con la classica “caccia al Dahu”.

Il Dahu nelle Alpi piemontesi: tra burle, tradizione e identità

Il mito del Dahu affonda le sue radici in un folklore transalpino che unisce Francia, Svizzera e Italia. Ma è nelle valli piemontesi che ha trovato una delle sue case più accoglienti.

Qui il Dahu è parte del racconto collettivo delle comunità di montagna: simbolo di un equilibrio precario ma tenace, come quello di chi vive tra neve e roccia.

In alcuni rifugi delle Alpi Cozie o Graie, le guide alpine raccontano ancora la storia del Dahu agli escursionisti inesperti, con il tono complice di chi custodisce un segreto antico.

Spesso la leggenda diventa anche una piccola burla turistica: si invita il malcapitato “cacciatore” a cercare il Dahu di notte, attirandolo con richiami inventati. Inutile dire che nessuno lo trova mai, ma la risata collettiva serve a rinsaldare lo spirito di gruppo e la memoria della montagna.

Un simbolo del folklore alpino e del turismo “lento”

Negli ultimi anni, la figura del Dahu è tornata in auge come icona culturale e turistica delle Alpi piemontesi.
In alcune valli viene citato in eventi, fiere e percorsi naturalistici, come emblema di un turismo lento, sostenibile e legato ai racconti locali.

Il suo mito — insieme a quello del babi, del sarvan e di altre figure del folklore montano — ricorda che la montagna non è solo sport o fatica, ma anche narrazione e memoria orale.
Raccontare il Dahu significa tramandare lo spirito ironico e poetico di chi vive e ama le vette.

Il fascino eterno del Dahu

Forse il Dahu non esiste.
Ma se vi capiterà di camminare al crepuscolo lungo un sentiero della Val Chisone o tra i boschi sopra Oulx, e udire un fruscio tra le rocce, provate a non sorridere troppo presto.

Magari, per un attimo, avrete incrociato l’ombra curva di un Dahu che continua a girare in tondo, con le sue zampe disuguali e il suo sguardo antico.
Un piccolo mistero che, da secoli, mantiene vivo il cuore leggendario delle Alpi piemontesi.

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