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Un fiore per Moussa Balde, il quarto anniversario dalla morte e la riapertura del CPR di corso Brunelleschi a Torino
A 4 anni dalla morte di Moussa Balde, il Cpr riapre tra proteste e polemiche. Ancora violenze e critiche alle politiche migratorie in Italia

TORINO – Il 23 maggio del 2021, un ragazzo di 22 anni, Moussa Balde, si è tolto la vita nell’ospedaletto del Cpr di corso Brunelleschi a Torino. Dopo questo episodio che ha portato al rinvio a giudizio di due persone, un patteggiamento e quattro accuse archiviate (il processo è iniziato a febbraio 2025), nulla sembra essere cambiato all’interno del centro di permanenza e rimpatrio.
In seguito a proteste e incendi degli occupanti il Cpr era stato chiuso nel marzo 2023. La riapertura dopo alcuni lavori è avvenuto a marzo 2025 e da allora si sono susseguiti episodi di proteste e violenza, con i reclusi che chiedono aiuto all’esterno.
Molte le voci contro la riapertura e in generale contro lo strumento Cpr come repressione dell’immigazione illegale. Contrari si sono espressi numerosi politici, tra cui anche il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo e il cardinal Roberto Repole, arcivescovo di Torino.
Oggi, molti fiori sono stati posati all’ingresso secondario del centro per ricordare i quattro anni dalla morte di una giovane vita, che è partita dal proprio Paese solo per cercare un futuro migliore per sé e per la propria famiglia.
L’immigrazione clandestina è diventata reato con l’articolo 10-bis del Testo unico sull’immigrazione, di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, introdotto dalla legge 15 luglio 2009, n.94, mentre i centri di reclusione per immigrati, anche se non hanno commesso reato sono presenti dal 1998 con la legge Turco-Napolitano (L. 40/1998), con la quale vengono istituiti i CPT (Centri di permanenza temporanea), poi diventati CIE (Centri di identificazione ed espulsione) nel 2008 con il decreto legge n. 92.
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