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I tre bambini di Gaza sono arrivati all’ospedale infantile Regina Margherita di Torino

Arrivati da Gaza tre bambini feriti: accolti e curati all’ospedale Regina Margherita, simbolo di eccellenza medica e cooperazione internazionale.

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TORINO – Sono giunti nella notte all’ospedale Regina Margherita di Torino tre bambini provenienti dalla Striscia di Gaza, accompagnati dalle loro famiglie. Aser, 2 anni, è affetto da una grave patologia cardiaca; Maryam, 2 anni e mezzo, soffre anch’essa di problemi cardiaci ed è immunodepressa; Asaad, 8 anni, ha perso un arto e presenta ferite da schegge e ustioni sul 15% del corpo. I primi accertamenti confermano che sono in condizioni stabili e ben nutriti. Sono stati subito presi in carico dai medici per ulteriori esami e per avviare i percorsi di cura.

Le istituzioni piemontesi hanno sottolineato il ruolo della regione nella solidarietà internazionale, evidenziando l’impegno nel garantire cure e accoglienza in un ambiente sicuro, lontano dalla guerra. Fondamentale anche il contributo del terzo settore: le associazioni UGI e Associazione Bambini Cardiopatici stanno supportando l’ospitalità delle famiglie.

La direttrice del Dipartimento di Patologia e Cura del Bambino, Franca Fagioli, ha ribadito che il Regina Margherita rappresenta un modello di cooperazione sanitaria internazionale, capace di offrire assistenza di eccellenza a piccoli pazienti in fuga da conflitti.

Uno studio dell’Università di Harvard, citato da Dire, ha messo in discussione l’efficacia dei centri di soccorso allestiti per la popolazione gazawi.

“Questi centri di soccorso sono operativi solo da pochi giorni e il tempo ci dirà come funzioneranno nel tempo. Tuttavia, basandosi esclusivamente sulla loro configurazione spaziale e sulla loro disposizione interna, sarebbe sorprendente se non sorgessero problemi e se questi centri fossero in grado di offrire più di un sollievo parziale e temporaneo alla crisi di approvvigionamento di aiuti. Questi centri non portano cibo alle popolazioni bisognose, ma piuttosto attirano, in condizioni di grave difficoltà, alcune porzioni di queste popolazioni in contesti remoti e altamente militarizzati. La maggior parte della popolazione di Gaza non può attualmente accedere a questi centri e coloro che possono farlo devono attraversare terreni impervi e non protetti in una zona dichiarata off-limits dall’esercito israeliano. Il fatto che quattro dei cinque complessi si trovino a sud del corridoio di Morag, ripetutamente indicato dai funzionari israeliani come destinazione prevista per la concentrazione di palestinesi da sfollare dal resto di Gaza in caso di un’imminente intensificazione degli attacchi militari, non è rassicurante.”

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