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Un’impresa su cinque in Piemonte usa l’intelligenza artificiale, ma il 70% è ancora in difficoltà
Confartigianato: “La sfida è governare l’innovazione, non subirla”

TORINO – Il Piemonte si affaccia con coraggio sul fronte dell’innovazione, e lo fa con numeri che raccontano una trasformazione silenziosa ma profonda: il 22,7% delle imprese con dipendenti ha già integrato l’intelligenza artificiale (IA) nei propri processi aziendali. A guidare questo cambiamento, spesso con risorse limitate ma grande determinazione, sono anche le imprese artigiane: 2.663 di loro, su un totale di 11.724 aziende piemontesi, usano già l’IA per ottimizzare la produzione, migliorare i prodotti e offrire servizi più mirati.
A Torino, cuore pulsante del sistema produttivo regionale, sono 6.301 le imprese che adottano tecnologie legate all’intelligenza artificiale, di cui 1.274 sono artigiane. È quanto emerge dallo studio “I pionieri dell’IA” dell’Ufficio Studi di Confartigianato, elaborato su dati Unioncamere, Ministero del Lavoro, Sistema Excelsior e Istat.
Le applicazioni? Le più diffuse riguardano la gestione economico-finanziaria (46%), il marketing e l’e-commerce (34,8%), ma non mancano l’analisi dei dati, la sicurezza informatica, la gestione della clientela, la robotica, la videosorveglianza, e perfino il trattamento del linguaggio macchina. Insomma, l’IA entra ormai in officine, laboratori, studi professionali e cantieri, dimostrando che anche le piccole realtà possono essere protagoniste della transizione digitale.
“Intelligenza artigiana”: la creatività che sposa l’algoritmo
“Questi dati dimostrano come il tessuto imprenditoriale torinese e piemontese non sia solo reattivo, ma anche coraggioso nell’innovare – commenta Dino De Santis, presidente di Confartigianato Imprese Torino – La cosiddetta intelligenza artigiana si rivela un fattore strategico per affrontare la transizione digitale, senza perdere l’anima del nostro lavoro: creatività, manualità e legame con il territorio. Il nostro compito è accompagnare le imprese affinché non restino indietro, ma bisogna aver ben chiaro che l’IA non sostituisce l’uomo, lo potenzia: la sfida è saperla governare”.
Una rivoluzione a metà: il 70% delle imprese non sa da dove cominciare
Tuttavia, l’analisi evidenzia anche un significativo gap culturale e formativo: il 69,5% delle imprese piemontesi non sa come integrare l’IA nei propri processi. Un altro 15,6% ritiene addirittura che l’IA non possa portare benefici al proprio business. La distanza tra chi guida il cambiamento e chi lo guarda da lontano è ancora ampia.
Nel frattempo, la domanda di competenze digitali cresce: in Piemonte, nel 2024, le imprese prevedono di assumere oltre 48mila lavoratori con abilità avanzate in ambito digitale – pari al 13% delle nuove entrate annuali. Ma il 56,5% di queste figure è considerato difficile da reperire. Un mismatch che rischia di frenare la corsa dell’innovazione.
L’Italia tra entusiasmo e carenze
A livello nazionale, le imprese pioniere dell’IA con dipendenti sono 181.652, pari all’11,4% del totale. I settori più attivi sono i Servizi (12,6%), il Manifatturiero (8,8%) e le Costruzioni (7,7%). Tra le regioni più dinamiche ci sono Lombardia (32.080 imprese), Lazio, Campania, Veneto ed Emilia-Romagna.
Le micro e piccole imprese sono la spina dorsale del cambiamento: 177.887 PMI utilizzano l’IA, così come 34.997 imprese artigiane, pari al 19,3% del totale. Le Marche si distinguono per incidenza di artigiani innovatori (27,5%), seguite da Veneto, Sardegna, Bolzano, Emilia-Romagna e Toscana.
Il 13,1% delle imprese italiane ha già assunto o intende assumere personale per gestire tecnologie legate all’IA. La richiesta è ampia e variegata: dalle competenze in cloud computing e big data, fino alla realtà aumentata e blockchain. Ma il 53,5% dei profili digitali avanzati resta difficile da trovare, specialmente in regioni come Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Umbria e Toscana.
Formazione, orientamento e consapevolezza: la ricetta per non restare indietro
Secondo Confartigianato, serve un’azione decisa su tre fronti: formazione, orientamento e investimenti mirati. “Dobbiamo aumentare la consapevolezza delle imprese sulle opportunità dell’IA – conclude De Santis – e lavorare in sinergia con le istituzioni formative per formare figure professionali in grado di rispondere alle nuove esigenze del mercato. Il futuro non aspetta: o si guida l’innovazione, o la si subisce”.
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