CittadiniPiemonteSocietà
Piemonte bifronte: tra borghi che si svuotano e città che resistono
Come i 4,2 milioni di piemontesi si distribuiscono sul territorio: dalla metropoli torinese ai 41 abitanti di Briga Alta

PIEMONTE – Un bivio e due destini: c’è chi fugge verso le città e chi sceglie di restare nei borghi. Storie diverse. Opposte. Che stanno riscrivendo il futuro del Piemonte. Una regione spaccata.
Briga Alta, 41 abitanti. Torino, 851.199. Due numeri che raccontano la realtà abitativa piemontese. Da una parte il capoluogo che concentra oltre la metà della popolazione regionale, dall’altra uno dei 602 comuni – più della metà del totale – che insieme non arrivano nemmeno a un terzo degli abitanti della metropoli.
La sproporzione è scritta nei dati:* il 51,1% dei comuni piemontesi ha meno di mille abitanti e ospita appena il 6,6% della popolazione. Mentre la sola area metropolitana concentra il 51,9% di tutti i piemontesi. Non è solo geografia. È la mappa di chi ha futuro e chi resiste all’ultimo respiro.
Torino calamita
Numeri alla mano, oltre la metà dei piemontesi ha scelto la provincia di Torino come casa. Non è solo questione di lavoro. È la ricerca di un ecosistema urbano che i piccoli centri non riescono più a garantire.
Il dato più sorprendente? Torino da sola pesa quanto otto città come Novara, la seconda del Piemonte. Un rapporto che negli ultimi vent’anni si è fatto sempre più squilibrato.
Cuneo: l’ultima resistenza alla centralizzazione
Se c’è una provincia che prova a fare da contraltare al dominio torinese, quella è Cuneo. Con 581.631 abitanti e un’età media di 46,7 anni – la più bassa del Piemonte – si conferma come l’unica alternativa credibile al gigantismo metropolitano.
“Cuneo è ancora giovane”, confermano i dati dell’anagrafe regionale. Ma anche qui i segnali di cambiamento sono evidenti: i paesi di montagna si svuotano, mentre i centri di pianura tengono grazie all’agricoltura moderna e al turismo. Una dinamica che ricorda, su scala ridotta, quello che accade in tutta la regione.
I piccoli comuni: 603 paesi alla ricerca di un futuro
Dietro i grandi numeri si nasconde il volto più fragile del Piemonte: oltre la metà dei comuni – 603 su 1.180 – ha meno di mille abitanti. Insieme, questi paesi ospitano appena 278mila persone: meno di un terzo degli abitanti di Torino.
La crisi demografica è evidente: in questi borghi l’età media sfiora i 50 anni, nascono 4,6 bambini ogni mille abitanti mentre ne muoiono 15,8. Per ogni giovane sotto i 15 anni ci sono più di tre anziani over 65: un territorio che invecchia senza rinnovarsi.
Nuovi piemontesi: come gli stranieri stanno ridisegnando la mappa
Mentre i paesi si svuotano, una nuova geografia prende forma. I 428.905 stranieri residenti – uno su dieci – non si limitano a riempire i vuoti demografici, ma creano equilibri inediti.
La mappa delle provenienze racconta storie di migrazione contemporanea: 177 paesi diversi, con i rumeni che da soli rappresentano un terzo del totale (30,4%), seguiti da marocchini (11,8%) e albanesi (8,8%).
Sorprende la distribuzione territoriale: mentre Torino attrae per quantità, sono le province “minori” come Alessandria a registrare le percentuali più alte di presenza straniera. un fenomeno che sta letteralmente salvando alcuni territori dallo spopolamento.
Due paesi, due destini: quando le scelte fanno la differenza
Non tutto è declino nell’entroterra piemontese. Ronco Canavese, 344 abitanti in valle Orco, nell’ultimo anno è cresciuto del 15,4%. Il segreto? L’arrivo di famiglie straniere che hanno scelto la montagna come casa, riportando vita nelle scuole e nei negozi.
All’estremo opposto, Roccaforte Ligure ha perso in dodici mesi il 9,3% dei residenti. Due destini che raccontano come il futuro dei piccoli comuni non sia scritto: dipende dalle politiche, dai servizi, dalla capacità di attrarre nuova vita.
La dimensione giusta: perché i centri medi funzionano meglio
L’analisi dei dati rivela una fascia demografica “virtuosa”: i comuni tra 50mila e 100mila abitanti mostrano gli indicatori migliori.
È la dimensione ideale per mantenere servizi efficienti senza perdere il rapporto umano del piccolo centro. Una lezione per i policy maker: non sempre più grande significa meglio.
Tre Piemonti, tre destini
Il Piemonte del 2023 si divide in tre macro-aree con dinamiche opposte:
Il Piemonte metropolitano (area torinese): cresce, attrae, si rinnova. Concentra ricchezza e opportunità ma rischia la congestione.
Il Piemonte intermedio (centri medi): trova equilibrio tra qualità della vita e servizi. È il modello più sostenibile.
Il Piemonte periferico (piccoli comuni): invecchia, si spopola, lotta per sopravvivere. Custodisce patrimonio e identità ma rischia di andare perduto.
Comuni con Particolari Caratteristiche al Censimento 2023 – Piemonte – Censimento permanente della popolazione ISTAT 2023
Le sfide del futuro
Come garantire il diritto alla salute e all’istruzione in paesi con 41 abitanti? Come valorizzare borghi che rischiano di diventare musei a cielo aperto? Come gestire la pressione demografica su Torino senza perdere la qualità urbana?
Le risposte che il Piemonte saprà dare disegneranno la mappa della regione nei prossimi vent’anni. Tra chi fugge verso le città e chi sceglie di resistere nei borghi, si gioca il futuro di un territorio che cerca il suo nuovo equilibrio.
*Fonte: Censimento permanente della popolazione ISTAT 2023 – Regione Piemonte
Iscriviti al canale Quotidiano Piemontese su WhatsApp, segui la nostra pagina Facebook e continua a leggere Quotidiano Piemontese
