Seguici su

PoliticaTorino

“Il CPR di Torino è un luogo di sofferenza”: la denuncia di Ilaria Salis e dei rappresentanti di AVS dopo il sopralluogo

Al termine di una visita al Centro di Permanenza per i Rimpatri di Torino, l’eurodeputata di Alleanza Verdi e Sinistra Ilaria Salis lancia un’accusa dura: “Questi centri vanno chiusi. La detenzione amministrativa va abolita.”

Gabriele Farina

Pubblicato

il

TORINO – Sono 66 le persone attualmente trattenute nel CPR di Torino, appartenenti a 18 diverse nazionalità. Un dato che, da solo, non rende la complessità e la drammaticità delle storie emerse durante il sopralluogo effettuato dalla delegazione di AVS. Dentro al centro, si legge nella nota, ci sono ragazzi appena maggiorenni, da poco arrivati in Italia, che invece di trovare accoglienza finiscono detenuti. Ma ci sono anche migranti storici, come un cittadino serbo presente in Italia dal 1981, che ha perso il lavoro dopo la chiusura della sua azienda ed è stato fermato mentre faceva volontariato distribuendo pasti agli anziani.

La visita ha fatto emergere un quadro fatto di sofferenza, marginalità e abbandono, aggravato – secondo i rappresentanti – dall’assenza delle attività previste dal bando di gestione del CPR. Il tempo, denunciano, “scorre vuoto e lentissimo”, e la situazione psicologica dei trattenuti è allarmante: nell’ultimo mese e mezzo si contano circa una decina di atti di autolesionismo, e molti ragazzi hanno segni visibili sul corpo.

A essere colpiti non sono solo nuovi arrivati. Al CPR vengono portate anche persone che vivono da anni in Italia, che hanno perso il lavoro o la residenza, e che si ritrovano senza permesso di soggiorno per questioni burocratiche. C’è poi una larga fascia di trattenuti che, dopo aver scontato una pena detentiva in carcere, vengono trasferiti direttamente nel centro: una sorta di “pena aggiuntiva non prevista dalla legge”, in una struttura che, secondo le testimonianze raccolte, sarebbe “peggiore della galera”.

Un altro punto critico riguarda i trattenuti provenienti da Paesi con cui l’Italia non ha accordi di rimpatrio. “Che senso ha tutto questo?” si domandano Salis e gli altri esponenti, sottolineando come la detenzione amministrativa, in assenza di prospettive concrete di rimpatrio, diventi una forma di detenzione arbitraria e senza sbocchi.

A fronte di tutto ciò, AVS denuncia anche un tentativo in atto di rendere ancora più difficile l’accesso ai CPR per le ispezioni parlamentari e istituzionali. “Non ci sentiamo intimiditi da ciò – dichiarano – Faremo ancora più ispezioni di prima.”

Il messaggio è netto: la detenzione nei CPR è una forma di privazione della libertà non giustificata, che produce traumi profondi e permanenti. “Chiunque transiti da qui è sottoposto a un trauma incancellabile”, concludono i rappresentanti di AVS, rilanciando una battaglia storica: chiudere i CPR e abolire la detenzione amministrativa in Italia.

Iscriviti al canale Quotidiano Piemontese su WhatsApp, segui la nostra pagina Facebook e continua a leggere Quotidiano Piemontese

E tu cosa ne pensi?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *