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Supporto sociale e depressione: uno studio di Unito mette in luce il ruolo decisivo di amici e partner

Una ricerca di Torino, Roma e Padova mostra che il supporto di amici e partner riduce il rischio di depressione negli studenti universitari con esperienze avverse infantili

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TORINO – Gli anni universitari rappresentano un passaggio delicato, in cui i giovani adulti affrontano pressioni emotive, relazionali e accademiche. Un nuovo studio condotto dai ricercatori delle Università di Torino, Europea di Roma e Padova evidenzia come il sostegno sociale percepito — soprattutto quello proveniente da amici e partner — possa ridurre il rischio di depressione negli studenti che hanno vissuto esperienze infantili avverse.

Lo studio, pubblicato sul Journal of Affective Disorders, ha coinvolto 674 studenti universitari e ha analizzato il rapporto tra traumi infantili, difficoltà nella regolazione emotiva e sintomi depressivi.

Traumi dell’infanzia e rischio depressivo

La letteratura scientifica conferma da tempo che esperienze come trascuratezza, maltrattamenti o gravi conflitti familiari possono influire negativamente sullo sviluppo emotivo e aumentare la probabilità di depressione in età adulta. Questo perché tali eventi compromettono le capacità di riconoscere, modulare e gestire le emozioni.

La nuova ricerca aggiunge un elemento significativo: un forte sostegno percepito da parte di amici e partner può mitigare l’impatto della disregolazione emotiva sui sintomi depressivi, svolgendo un ruolo protettivo per gli studenti più vulnerabili.

Il peso delle relazioni durante gli anni universitari

Con l’ingresso all’università, le reti sociali degli studenti cambiano profondamente. Cresce l’autonomia, spesso ci si allontana dalla famiglia e aumenta l’investimento nelle relazioni con i coetanei. Proprio per questo, il supporto di amici e partner diventa centrale nel fronteggiare stress, pressione accademica e difficoltà personali.

Al contrario, il sostegno familiare non ha mostrato lo stesso effetto protettivo. Secondo gli autori, ciò potrebbe dipendere dal fatto che molti traumi infantili riferiti dagli studenti si sono verificati proprio in ambito familiare, limitando la percezione di un aiuto efficace da parte del nucleo d’origine.

Le parole dei ricercatori

“I risultati indicano che il supporto di amici e partner può rappresentare una risorsa chiave per gli studenti con storie traumatiche e disfunzionali”, spiegano i professori Rita Ardito e Mauro Adenzato del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Torino. “Promuovere reti sociali solide e contesti relazionali positivi è essenziale per sostenere la salute mentale nelle comunità universitarie”.

Il ruolo degli Atenei nella prevenzione

Secondo gli studiosi, le università possono incidere concretamente sulla salute mentale degli studenti attraverso programmi di peer-support, mentoring, iniziative che favoriscono socializzazione e inclusione e spazi dedicati al confronto tra pari.

Si tratta di interventi a basso costo, ma con un impatto significativo: rafforzano le reti sociali, favoriscono la creazione di legami di supporto e possono ridurre il rischio di depressione soprattutto tra gli studenti che portano con sé ferite emotive del passato.

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