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“E quindi?”: Torino lancia la nuova campagna contro le discriminazioni nell’accesso alla casa

Perché la religione, la provenienza o la pelle dovrebbero determinare l’accesso a una casa? Qual è il nesso?

Gabriele Farina

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TORINO – Trovare una casa dovrebbe essere un diritto alla portata di tutti. Un processo lineare, fatto di visite, contratti e fiducia reciproca. E invece, per molte persone straniere, con background migratorio o razzializzate, l’impresa si trasforma ancora oggi in una corsa a ostacoli fatta di pregiudizi, sospetti e rifiuti che nulla hanno a che vedere con la reale affidabilità dell’inquilino.

A ricordarlo è la nuova campagna della Città di Torino, finanziata con risorse PN Metro Plus e sviluppata nell’ambito della delibera quadro sull’abitare: “E quindi? Torino contro le discriminazioni nell’accesso alla casa”.

Quando il pregiudizio entra in agenzia immobiliare

Le immagini diffuse in città – affissioni, cartelloni e materiali informativi – raccontano storie di vita quotidiana: una lavoratrice che si vede escludere dalla visita perché porta il velo; un padre con un cognome straniero scartato senza spiegazioni; una giovane professionista a cui viene suggerito che “quel quartiere non fa per lei” per via del colore della pelle.
Tutte situazioni reali, che molte persone vivono in silenzio e normalizzano, quasi come se il pregiudizio fosse una variabile inevitabile della ricerca di un alloggio.

La campagna parte proprio da questa constatazione. La domanda che campeggia su manifesti e video – “E quindi?” – è volutamente diretta, quasi impertinente: perché la religione, la provenienza o la pelle dovrebbero determinare l’accesso a una casa? Qual è il nesso? E soprattutto: perché continuiamo ad accettare comportamenti discriminatori come fossero la norma?

Un invito a fermarsi e riconoscere il problema

“E quindi?” non fornisce risposte preconfezionate, ma apre spazi di riflessione. In altre parole, chiede a chi affitta e a chi lavora nel settore immobiliare di fare un passo indietro, riconoscere il proprio pregiudizio – anche quando è inconsapevole – e superarlo. La campagna punta a riportare l’attenzione sull’equità dell’accesso alla casa, un tema che resta una delle principali barriere all’integrazione reale.

Video, strumenti e tutele: online la pagina dedicata

Accanto alle affissioni, la Città ha messo online una pagina dedicata con brevi video informativi e strumenti pratici.
I contenuti – realizzati dagli uffici comunali insieme alle realtà del territorio, in collaborazione con il Coordinamento Torino Antirazzista e Plurale – spiegano in modo semplice e diretto:

  • quali diritti spettano a chi cerca casa;
  • quali tutele esistono contro le discriminazioni;
  • quali servizi possono supportare sia gli inquilini sia i proprietari;
  • come muoversi in caso di rifiuti sospetti o comportamenti pregiudizievoli.

L’obiettivo è duplice: da un lato proteggere chi subisce discriminazioni, dall’altro dare strumenti anche ai proprietari e agli operatori, affinché possano adottare pratiche trasparenti e inclusive.

Un messaggio che riguarda tutti

Con “E quindi?”, Torino ribadisce che l’accesso alla casa non può essere influenzato da caratteristiche personali irrilevanti e che un mercato immobiliare giusto, aperto e basato su criteri oggettivi è un beneficio collettivo.
Perché la casa non è solo un tetto: è il primo passo per costruire una vita stabile, un lavoro, una comunità.

E se l’unico ostacolo è un pregiudizio, la domanda resta: e quindi?

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