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CronacaTorino

Torino, nuovo presidio e una fiaccolata per chiedere ancora la liberazione dell’imam Shahin

Non si ferma la mobilitazione per l’imam colpito da un provvedimento di espulsione

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TORINO – Non si ferma la mobilitazione in segno di solidarietà a Mohamed Shahin, l’imam della moschea di San Salvario colpito da un provvedimento di espulsione.

Qualche giorno fa oltre un centinaio di persone si sono riunite a Torino in un presidio davanti all’ingresso del Centro di Permanenza per i Rimpatri (Cpr); ieri sera un nuovo presidio e una fiaccolata hanno visto circa duecento persone ritrovarsi per l’iniziativa convocata dal coordinamento Torino per Gaza. “Free Shahin nobody deported for supporting Palestine”, si leggeva in uno striscione con l’immagine dell’imam.

Vogliamo continuare a mobilitarci in maniera permanente per la liberazione di Mohamed Shahin, perché non si può e non si deve essere deportati, tanto più per aver espresso un’opinione. Oggi è Mohamed, domani potrebbe essere chiunque di noi. Per questa ragione opporsi a questa ingiustizia è un dovere che dobbiamo assumerci per difendere la libertà collettiva.

Vogliamo che il sindaco Lo Russo si esprima senza esitazioni in difesa di un suo concittadino che in questo momento subisce l’accanimento razzista e islamofobo di questo governo di fascisti. Vogliamo che la liberazione di Mohamed Shahin sia un’assoluta priorità per la giunta cittadina perché non possiamo cedere alla paura e alla rassegnazione.
Siamo tutt Mohamed Shahin!

Esprimere la propria opinione non è reato.

Scrivono dal coordinamento.

Il presidio – che si è svolto in contemporanea con altre città come Genova, Modena, Ferrara e Napoli – si è radunato nel pomeriggio di ieri davanti al Comune di Torino, in piazza Palazzo di Città.

“Chiediamo al sindaco Stefano Lo Russo di dire espressamente di liberare Shahin e che venga esposto lo striscione dal balcone del Comune Shahin in questo momento si trova ancora al Cpr a Caltanissetta. Sappiamo che su Shahin non c’è nessuna ipotesi di reato, nessuna accusa di istigazione al terrorismo per le sue parole in piazza. La sua era solamente una libertà, quella di esprimere la propria opinione. Perché allora c’è un provvedimento di espulsione? Lui diceva come tutti noi basta la genocidio in Palestina”, hanno detto gli attivisti.

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