EconomiaTorino
Cdr La Stampa: “la nostra storia non è in vendita per il calcio ma non per Gedi”
I 150 anni de La Stampa e i quasi 100 anni di proprietà della famiglia Agnelli

TORINO – Dopo l’annuncio di sabato scorso da parte di John Elkann di non voler vendere la Juventus, il Cdr de La Stampa si è espresso per la frase “la squadra, la nostra storia e i nostri valori non sono in vendita”. Vale per il calcio, ma non per l’editoria, considerato i 150 anni de La Stampa che la famiglia Agnelli guida dal 1926.
Di seguito tutto il comunicato:
Sabato scorso John Elkann ha respinto l’offerta di acquisto della Juventus con un video messaggio e la precisazione che «la squadra, la nostra storia e i nostri valori non sono in vendita».
Vale per il calcio, ma non per il nostro giornale e i suoi oltre 150 anni di storia. Storia che si può serenamente svendere, senza nemmeno curarsi di capire a chi.
Anche se negata per mesi, la scelta della proprietà è dismettere l’intero gruppo Gedi, compresa Repubblica, le radio e le altre testate. La Stampa fa – anche se a questo punto è ormai tempo di scrivere, faceva – parte della stessa famiglia e dello stesso grande gruppo industriale che si sta via via disgregando, distruggendo valore e valori, dal 1926.
Abbiamo profonde radici a Torino, nel Piemonte e nel Nord Ovest, guardiamo e parliamo all’Europa e al mondo. Difendiamo la nostra Costituzione e i valori ereditati da Norberto Bobbio e Galante Garrone e sempre tramandati. Siamo europeisti, democratici e sostenitori convinti e innamorati del pluralismo e della libertà di informazione.
Valori fondanti non solo di un quotidiano come il nostro, ma di una Repubblica che può dirsi davvero democratica.
Lo scorso 30 novembre, dopo l’assalto alla nostra redazione, anche John Elkann ha portato la sua solidarietà. Si è rivolto ai colleghi e alle colleghe parlando alla prima persona plurale, con l’inteso che proprietà, direzione e redazione fossero un tutt’uno.
Menzogne. Nemmeno quindici giorni dopo è arrivata la dichiarazione ufficiale di Exor e la conferma della volontà di uscire dal settore dell’editoria. Gedi ceduta a un investitore greco, La Stampa chissà. Alla delusione si aggiungono amarezza, sconcerto e preoccupazione per i destini di lavoratori e lavoratrici. Non solo giornaliste e giornalisti, ma personale poligrafico e tecnico, amministrativo e collaboratori tutti.
Posti di lavoro e vite di cui temiamo il governo non abbia troppa intenzione di farsi carico, almeno a giudicare dal palco di Atreju di ieri. La vendita del gruppo Gedi è stata menzionata dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni giusto il tempo di polemizzare con i suoi avversari politici, senza dare rassicurazioni sulle sorti di 1300 lavoratori e lavoratrici.
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