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La giornalista Angela Lano si scaglia contro le accuse: «Il Sistema-Italia ha tirato fuori la collaudata accusa di “terrorismo” contro chi non si allinea»

Dopo la perquisizione subita in casa e la bagarre mediatica, la collega e ricercatrice replica in un articolo su InfoPal, la testata che dirige

Marco Lovisolo

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TORINO – Angela Lano si difende, e lo fa attaccando. La giornalista torinese di InfoPal e ricercatrice accusata di concorso e partecipazione in associazione terroristica si affida a un accalorato articolo per esprimere lo sconcerto e la rabbia, dopo la perquisizione della sua abitazione operata dagli agenti della Digos della Questura di Genova che conducono le indagini sui presunti finanziamenti ad Hamas da parte di italiani.

Lano prende di mira nel suo articolo «la spirale totalitaria» in cui saremmo entrati in Occidente – Italia compresa – negli ultimi anni, riflesso di «500 anni di colonialismi brutali e genocidari». Un impianto totalitaristico che si rifletterebbe nella lotta spietata al dissenso, come quello continuamente manifestato dalla sua testata, InfoPal: un dissenso che si rivolge contro l’asservimento al «Potere supremo: Israele».

La giornalista attacca anche i colleghi e il sistema dell’informazione italiano, per la scarsa attenzione alla situazione della Palestina e per lo «squallido sbertucciamento di articoli, uno clone dell’altro, in stile gossip, contro di me». Inoltre, ci tiene a chiarire che «non sono, non siamo, la propaganda o il megafono di Hamas, ma del popolo palestinese oppresso e schiacchiato, e informiamo sugli effetti, ben visibili a tutti, ma occultati da Israele e dai media ad esso connessi, che il colonialismo di insediamento ha prodotto in oltre 100 anni nella Palestina storica, e negli ultimi tre nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania» e che l’agenzia InfoPal che dirige è sostenuta materialmente da musulmani italiani, che si tassano periodicamente come da tradizione islamica: «Non sono soldi di Hamas o da Hamas o per Hamas» si legge.

Infine, Angela Lano puntualizza che la bandiera di Hamas ritrovata durante la perquisizione e annoverata tra le accuse a suo carico, è in realtà solo uno tra i tantissimi cimeli e altri oggetti che la donna terrebbe in casa: «Come giornalista-antropologa mi do il diritto di raccogliere tracce e passaggi del mio lavoro, insieme a migliaia di foto e articoli».

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