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Santo Stefano: tra storia e leggenda, la vita del primo martire cristiano

La storia del Santo che si festeggia il giorno dopo Natale

Gabriele Farina

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TORINO – Il 26 dicembre di ogni anno la Chiesa cattolica (così come molte altre tradizioni cristiane) celebra Santo Stefano, protomartire: il primo cristiano ad aver dato la vita per la propria fede in Gesù Cristo. Questa memoria liturgica segue immediatamente la celebrazione del Natale, perché la sua testimonianza di fede è considerata un naturale seguito della nascita del Redentore, un’espressione del “dare la vita” per Cristo appena annunciato come Salvatore.

Stefano: chi era secondo le fonti storiche

Secondo il Nuovo Testamento, Stefano era un membro della prima comunità cristiana di Gerusalemme, probabilmente di origine greca o ebrea ellenistica.

Il nome Stefano deriva dal greco Stéphanos e significa letteralmente “coronato”, un segno simbolico della vittoria di fede e del premio celeste che gli sarebbe spettato.

Nella comunità era noto per la sua profonda conoscenza delle Sacre Scritture e per il suo spirito carismatico. Per questo venne scelto, insieme ad altri sei, come diacono per assistere nella distribuzione del cibo e nella cura delle necessità dei più poveri, liberando così gli apostoli per la predicazione.

Il martirio: storia narrata negli Atti degli Apostoli

La principale fonte storica sulla sua vita è il libro degli Atti degli Apostoli (cap. 6 e 7), nel quale si racconta come Stefano fu arrestato per aver proclamato con ardore la verità del Vangelo.

Davanti al Sinedrio, il consiglio religioso ebraico, Stefano pronunciò un lungo discorso nel quale richiamava la storia della salvezza secondo l’Antico Testamento e denunciava la resistenza del suo popolo all’opera di Dio, culminata nella morte di Gesù.

Scosso dalla sua audacia, il popolo lo trascinò fuori dalla città e lo lapidò, secondo la prassi giudaica dell’epoca. Mentre veniva colpito, Stefano pregò con una fede sorprendente, invocando Gesù e chiedendo perdono per i suoi uccisori: “Signore, non imputare loro questo peccato”.

In quel momento era presente Saulo di Tarso (il futuro apostolo Paolo), che approvò l’esecuzione: un dettaglio fondamentale nella storia cristiana, poiché la testimonianza di Stefano e la sua morte furono determinanti per la conversione di Saulo sulla via di Damasco.

Perché Stefano è chiamato “protomartire”?

Stefano è definito protomartire perché, con la sua morte, apre simbolicamente la lunga serie di cristiani che, nei secoli successivi, hanno sacrificato la propria vita pur di non rinnegare la fede in Cristo.

La sua festa è celebrata il 26 dicembre nella tradizione occidentale, mentre in molte chiese ortodosse si celebra il 27 dicembre in base al calendario giuliano.

Leggende e devozioni popolari

Accanto alla narrazione storica, nel corso dei secoli si sono diffuse numerose leggenda e tradizioni popolari legate alla figura di Stefano:

La leggenda della pietra “miracolosa”: narrazioni più tardive raccontano di un sacerdote, nel V secolo, che scoprì il corpo di Stefano vicino Gerusalemme grazie a un sogno; da allora si diffusero credenze e proliferazioni di reliquie attribuite al santo in varie parti d’Europa.

Tradizioni popolari italiane: in alcuni racconti agiografici, Stefano viene associato a simboli di pietre e guarigione dai dolori legati alle pietre (come i calcoli), forse per l’evidente legame tra la sua lapidazione e la simbologia delle pietre stesse.

L’eredità spirituale

La figura di Stefano ha ispirato artisti e teologi nel corso dei secoli: da Giotto, che lo raffigura con le pietre del suo martirio, alla Divina Commedia di Dante, dove il poeta racconta di aver assistito alla scena della lapidazione, sottolineando soprattutto il carattere del perdono che Stefano offre ai suoi persecutori.

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