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Ulivi tra le vigne dell’Alta Langa: a Murazzano la nuova sfida dell’olio piemontese

Con il cambiamento climatico e un ritorno alle radici storiche, cresce l’olivicoltura in Piemonte

Alessia Serlenga

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MURAZZANO – Un tempo c’erano prati e gerbidi, ora mille ulivi si estendono sui terreni in pendenza esposti a sud di Murazzano, nel cuore dell’Alta Langa. Qui, dove le vigne dominano il paesaggio, la coltivazione dell’ulivo si fa spazio, segnando una nuova tappa nella trasformazione agricola del territorio piemontese.

Le varietà impiantate sono adatte a resistere a temperature fino a -15°C e testimoniano una scelta ponderata, legata ai cambiamenti climatici in atto e alla crescente adattabilità dell’ulivo anche in territori storicamente considerati marginali per questa coltura. Un investimento che si inserisce nel mosaico paesaggistico dell’Alta Langa, conservando il suolo inerbito, riducendo i trattamenti e sfruttando le stesse macchine agricole utilizzate in vigna.

L’olivicoltura piemontese è in forte crescita: si contano circa 350 ettari coltivati, con una produzione di 250–300 ettolitri di olio. Le zone a maggiore densità sono il Canavese, il Monferrato e ora anche le Langhe, dove stanno nascendo realtà imprenditoriali strutturate. Il Consorzio per la tutela dell’olio extravergine piemontese, attivo dal 2007, sta lavorando per ottenere il riconoscimento IGP. Il disciplinare prevederà una suddivisione in sottozone (tra cui Albese, Saluzzese e Pinerolese) per garantire trasparenza e tracciabilità al consumatore.

In parallelo, l’Università di Torino sta conducendo uno studio genetico sugli ulivi secolari presenti in alcune aree storiche del Piemonte, come il parco del Castello di Masino. L’obiettivo è comprendere le dinamiche di adattamento di queste piante nei secoli, in vista di una loro futura valorizzazione.

 

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