SaluteTorino
Torino, eccellenza nei trapianti di rene: il Centro “Vercellone” delle Molinette primo in Italia per numero e qualità
Il Centro Trapianti delle Molinette è primo in Italia per numero, qualità e complessità dei trapianti di rene. I dati ufficiali del CNT lo confermano.

TORINO – Il Centro Trapianti di rene “Antonio Vercellone” dell’Ospedale Molinette della Città della Salute e della Scienza di Torino si conferma primo in Italia, non solo per numero di interventi, ma anche per la qualità dei risultati, anche nei casi clinici più complessi. A certificarlo è l’ultima valutazione ufficiale del Centro Nazionale Trapianti (Cnt) di Roma, diretta dal dottor Giuseppe Feltrin, che ha analizzato l’attività dei 38 centri italiani attivi tra il 2002 e il 2022.
Nel ventennio considerato, in Italia sono stati effettuati 39.083 trapianti di rene, di cui 2.952 proprio alle Molinette di Torino: il 7,5% del totale nazionale. Di questi, 239 sono stati da donatore vivente. A rendere ancora più rilevante questo dato è il fatto che il Centro torinese esegue in larga parte trapianti ad alta complessità: pazienti anziani, già trapiantati, con alto rischio di rigetto o sottoposti a lunga dialisi, o ancora riceventi da donatori di età avanzata.
Migliori anche nei risultati a distanza
Nonostante la difficoltà dei casi affrontati, i dati di Torino superano le medie italiane anche in termini di sopravvivenza post-trapianto. Nel quinquennio 2018-2022, la sopravvivenza dei pazienti a un anno dal trapianto è stata del 97,8% (contro una media nazionale del 97,3%), mentre a cinque anni è arrivata al 92,2% (media nazionale: 91,5%). Anche la sopravvivenza del rene trapiantato, al netto dei decessi, è più alta: 95,7% a un anno, contro una media nazionale del 94,1%.
Un lavoro d’équipe che dura da 45 anni
Alla base di questi risultati c’è un’organizzazione solida, integrata e multidisciplinare. Il programma torinese è fondato sulla collaborazione tra la Nefrologia, Dialisi e Trapianto universitaria (diretta dal professor Luigi Biancone), la Chirurgia vascolare ospedaliera (diretta dal dottor Aldo Verri) e l’Urologia universitaria (diretta dal professor Paolo Gontero), con il supporto anestesiologico guidato dal dottor Maurizio Berardino. A questi si affiancano numerosi professionisti – medici, infermieri, tecnici, OSS e amministrativi – provenienti da diverse aree cliniche e chirurgiche.
“La nostra forza è la sinergia tra discipline diverse – spiega il professor Biancone – che consente da quasi 45 anni di trapiantare anche pazienti considerati ‘a difficile trapiantabilità’, spesso esclusi altrove e lasciati in dialisi. Il 32% dei nostri trapiantati ha una malattia rara, molte delle quali di natura renale, urologica o vascolare. Inoltre, abbiamo il maggior numero di trapianti su pazienti over 60 in Italia”.
Un modello di continuità e prevenzione
Il Centro “Vercellone” è anche punto di riferimento per il follow-up continuo dei pazienti trapiantati, grazie alla collaborazione con la rete nefrologica piemontese e con le strutture nefrologiche di altre regioni. Un’attenzione particolare è riservata alla prevenzione dell’immunizzazione nei pazienti che tornano in dialisi dopo un primo trapianto, per favorire un successivo ritrapianto: un ambito in cui Torino sta acquisendo un ruolo di rilievo a livello internazionale.
Un modello per il futuro
“Questo report conferma l’eccellenza della Città della Salute e della Scienza – dichiara il commissario Thomas Schael – grazie al lavoro integrato di professionisti altamente qualificati, una realtà unica in Italia. Questo modello è anche la base su cui costruire il futuro Parco della Salute”.
Un successo, però, che non dimentica mai il gesto alla base di ogni trapianto: “La nostra gratitudine va sempre ai donatori e alle loro famiglie” è il messaggio condiviso da tutta l’équipe torinese.
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Gianfranco Nigro
22 Maggio 2025 at 15:26
E’ bello e importante avere queste eccellenze però ieri volevo prenotare una comunissima ecografia per mio padre che è reduce da un intervento chirugico. Prima disponibilità 21/05/2026! Cioè tra un anno esatto!
Quindi va benissimo per i trapianti ma è ancora più importante assicurare prestazioni di base in tempi degni di un qualsiasi Paese civile, altrimenti salviamo poche vite con i trapianti e ne facciamo morire a migliaia perché non riusciamo a rilevare le malattie per tempo.