Gli 80 anni di Don Luigi Ciotti: una storia di impegno sociale e religioso
Don Luigi Ciotti è nato a Pieve di Cadore in provincia di Belluno, ma dda sempre ha operato a Torino e poi in tutta Italia

Marta Bassino torna alle gare come spettatrice: contenta di essere su due gambe

Sgombero Askatasuna, Lo Russo: guardiamo al futuro di corso Regina 47

Torino, previsioni meteo del 20 dicembre 2025

Presidio davanti all’Askatasuna: nel pomeriggio momenti di tensione con la polizia che aziona gli idranti
TORINO – Don Luigi Ciotti compie oggi 80 anni essendo nato il 10 settembre a Pieve di Cadore nel Bellunese. Per l’occasione il Gruppo Abele ha pubblicato una raccolta delle sue ultime interviste.
Riassumere la sua figura di sacerdote e attività non è facile dato che da più di 50 anni e soprattutto a Torino si è dedicato agli ultimi, agli emarginati e a chi vive nelle periferie sociali oltre che al crimine organizzato e alle mafie.
Don Luigi Ciotti è nato a Pieve di Cadore in provincia di Belluno nel 1945 e si è trasferito da bambino a Torino. La sua vita sacerdotale, iniziata con l’ordinazione nel 1972, è stata fin da subito legata al mondo delle periferie, degli emarginati e delle persone senza voce. Quando il cardinale Michele Pellegrino gli affida la missione di occuparsi dei giovani di Torino, Don Ciotti sceglie di non avere una chiesa in muratura: la sua parrocchia saranno le strade, le carceri, i quartieri popolari.
Il Gruppo Abele
Nel 1965 fonda il Gruppo Abele, un’associazione che negli anni diventa punto di riferimento per l’accoglienza di tossicodipendenti, immigrati, carcerati, malati di AIDS, ma anche laboratorio culturale e centro di riflessione sui temi della giustizia sociale. Nel 1995 Don Ciotti dà vita a Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie, realtà che oggi raccoglie oltre 1.600 gruppi, scuole e associazioni in tutta Italia. L’obiettivo è duplice: sostenere le vittime della criminalità organizzata e promuovere una cultura della legalità. Un’iniziativa simbolo di Libera è la legge sull’uso sociale dei beni confiscati alle mafie, approvata nel 1996 anche grazie alla campagna di raccolta firme guidata da Libera: un passaggio che ha trasformato case, terreni e aziende appartenuti a boss mafiosi in cooperative, centri sociali e presidi di cittadinanza attiva.
Da sempre Don Ciotti è una voce critica e scomoda. Denuncia le connivenze tra politica, economia e criminalità organizzata, parla apertamente di corruzione, disuguaglianze e violazione dei diritti. Questo lo ha esposto a minacce e intimidazioni, tanto da vivere oggi sotto scorta. La sua testimonianza va oltre la dimensione religiosa: Don Ciotti è considerato un prete di frontiera, capace di unire fede e impegno sociale. La sua azione richiama all’assunzione di responsabilità collettiva, alla necessità di combattere l’indifferenza e alla convinzione che la giustizia non sia solo un principio giuridico, ma una scelta di vita.
Iscriviti al canale Quotidiano Piemontese su WhatsApp, segui la nostra pagina Facebook e continua a leggere Quotidiano Piemontese










