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La storia di Askatasuna: trent’anni di autonomia nel cuore di Torino

Per molti sostenitori, Askatasuna ha rappresentato per decenni uno spazio di socialità alternativa, impegno politico e autogestione, contribuendo alla cultura musicale, artistica e politica di Torino

Gabriele Farina

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TORINO – Lo sgombero odierno del centro sociale Askatasuna ha sollevato un grande polverone, vista l’importanza politica e sociale del luogo. Proviamo a riprecorrerne la storia.

Occupato illegalmente dal 1996 fino al suo recente sgombero, Askatasuna ha attraversato gran parte della moderna storia dell’autonomia antagonista italiana, diventando testimonianza viva di pratiche collettive, conflitti politici e tensioni sociali.

Le origini: occupazione e significato del nome

L’edificio di quattro piani di corso Regina Margherita 47, costruito nel 1880 e originariamente sede dell’Opera Pia Reynero, fu abbandonato nel 1981 prima di essere occupato, il 15 ottobre 1996, da un gruppo di militanti dell’area dell’Autonomia Contropotere. Il nome Askatasuna deriva dal basco e significa “libertà”, richiamando idealmente movimenti di liberazione e resistenza.

Un centro sociale nel tessuto urbano

Per gli anni successivi, Askatasuna non fu solo uno stabile occupato ma un nodo vitale di attività culturali e politiche. Al suo interno si sono svolti concerti, cene sociali, seminari e laboratori creativi, insieme a attività di supporto sociale come uno sportello per persone in difficoltà abitativa, una biblioteca, un laboratorio artistico e una camera oscura fotografica.

Sono state continue le attività a sostegno del quartiere, con gran parte della cittadinanza che ha trovatao in Askatasuna un appoggio importante in aittività culturali e di socializzazione, ma anche di aiuto effettivo quotidiano.

La relazione del centro con il quartiere fu determinante: i suoi frequentatori cercarono di stabilire un contatto con la comunità locale, pur mantenendo un ruolo spesso critico nei confronti delle istituzioni.

Militanza, proteste e conflitti

Fin dalla sua nascita Askatasuna si caratterizzò per una forte militanza politica. I suoi attivisti e frequentatori sono stati spesso protagonisti di manifestazioni di strada, proteste contro l’alta velocità e contro il carcere, nonché cortei antifascisti che talvolta sono degenrati in scontri con le forze dell’ordine.

Nel corso degli anni il collettivo ospitò anche incontri con figure internazionali dei movimenti di protesta, confermando la sua vocazione oltre i confini locali. La partecipazione ai cortei del primo maggio, alle lotte No TAV in Val di Susa e ad altri conflitti sociali segnò la presenza di Askatasuna come uno degli spazi più attivi dell’antagonismo torinese.

Tra processi e dibattiti giudiziari

Nel corso degli anni il centro sociale e i suoi frequentatori sono stati coinvolti in numerosi procedimenti giudiziari, a partire dagli scontri del primo maggio 1999 fino alle accuse più recenti legate alle proteste No TAV. Nel 2022 la procura di Torino contestò ad alcuni militanti l’accusa di associazione per delinquere, trasformando un precedente quadro di “associazione sovversiva” in una imputazione più pesante; tuttavia, nel 2025, in un grande processo di primo grado, i giudici stabilirono che Askatasuna non fosse un’associazione per delinquere, pur condannando singoli attivisti per reati minori.

Verso la legalizzazione

Il dibattito politico attorno ad Askatasuna si intensificò nel 2024, quando la giunta comunale di Torino approvò una delibera per riconoscere il centro sociale come “bene comune” e avviare un percorso di cogestione con la città. Per facilitare i lavori di rigenerazione, gli occupanti interruppero le attività all’interno dell’edificio.

Tutto questo fino ad oggi, quando, in seguito a indagini collegate a un assalto alla sede del quotidiano La Stampa da parte di manifestanti pro‑Palestina, la Digos ha perquisito e sgomberato l’edificio, trovando sei persone all’interno e sigillando lo stabile. Le autorità italiane hanno descritto l’operazione come un “segno chiaro dallo Stato”, interrompendo così una delle occupazioni più longeve d’Italia.

Eredità e percezioni

Per molti sostenitori, Askatasuna ha rappresentato per decenni uno spazio di socialità alternativa, impegno politico e autogestione, contribuendo alla cultura musicale, artistica e politica di Torino. Per i critici, invece, è stato un simbolo di conflitto permanente con le istituzioni e le forze dell’ordine. Qualunque sia la prospettiva, resta un capitolo importante nella storia dei centri sociali e dei movimenti di base in Italia — una storia di libertà, conflitto e comunità che non si chiude semplicemente con lo sgombero di un edificio, ma continua nelle pratiche e nei discorsi che ha contribuito a generare.

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